L'intensa campagna pubblicitaria veicolata da giornali, notiziari, poster "orgasmici" e clip centellinate ad arte su YouTube, non ha comunque sortito gli effetti sperati. Nonostante ne abbiano parlato tanto, gli italiani che hanno visto Nymphomaniac vol. 1 restano pochi.
Nel Bel Paese, la nuova fatica del cineasta danese Lars von Trier ha registrato, infatti, un incasso complessivo pari a 632.131 euro, assestandosi all'ottavo posto del box office. Un incasso destinato comunque a lievitare, se si considera l'uscita di Nymphomaniac vol. 2, prevista per giovedì 24 aprile.
Ma che cosa bisogna aspettarsi da questo secondo nonché ultimo capitolo?
Se il vol. 1 scandaglia l'infanzia e la giovinezza della ninfomane Joe, interpretata dalla debuttante inglese Stacy Martin, nel vol. 2 è Charlotte Gainsbourg a raccoglierne l'eredità, che stavolta non assolve il solo compito di raccontare la storia, ma ne diventa interprete prestando i lineamenti spigolosi e maturi alla Joe dai trenta ai cinquant'anni.
Nel vol. 2 Joe è una donna ormai adulta, con tutte le conseguenze del caso: sorgono i primi, veri e problemi legati all'assunzione di nuove e sempre maggiori responsabilità, che mal si conciliano con l'ipersessualità della donna; un'esplorazione intensa e conturbante, che si spingerà in territori sempre più estremi, tra improbabili ménage à trois e sadomasochismo.
Cruciale, a tal proposito, sarà l'incontro con il misterioso personaggio interpretato da un inedito Jamie Bell, ex Billy Elliot che ha appeso al chiodo le scarpette per maneggiare frustini e catene.
Joe ritroverà il piacere perduto nel dolore e nell'umiliazione, prima esperendoli passivamente poi diventandone promotrice, in un percorso lastricato da percosse inflitte a sconosciuti fino a un lavoro ben retribuito come sadica addetta al recupero crediti, per cui si avvarrà di una profonda conoscenza del mondo maschile, maturata attraverso le tante esperienze, per scovare il tallone d'Achille dei vari debitori.
Una seconda parte opposta eppure complementare alla prima. Se il vol. 1 si presenta abbastanza verboso, didascalico e un po' cervellotico, denso di simbolismi e allegorie che pongono sui medesimi piani narrativi l'attività sessuale di Joe e molteplici riferimenti alla natura, l'arte, la matematica e la musica classica, il vol.
2 si caratterizza per una minore riflessività e una maggiore azione negli sviluppi del plot. Nella seconda parte, essendo comunque la conclusiva, viene privilegiata la dimensione esplicativa della storia, che si distanzia da quella meramente descrittiva del vol. 1, ma di cui ne riprende i nodi per sgrovigliarli.
Verranno chiariti non solo i motivi per cui Joe è stata picchiata e abbandonata per strada, ma saranno svelati particolari sulla figura del Seligman di Stellan Skarsgård, che contribuiranno a mostrare il buon samaritano sotto una luce completamente diversa.
In definitiva, anche se i due volumi di Nymphomaniac non costituiscono di certo i picchi di una carriera registica che ha raggiunto vette ben più alte (basti pensare a capolavori come Le onde del destino, Dancer in the dark e Dogville), restano comunque due atti di un'opera di sicuro impatto, di cui resteranno impressi non tanto i fotogrammi erotici (volutamente asettici), ma soprattutto gli sguardi dei bravissimi interpreti, più eloquenti di dialoghi e amplessi, e lo stile di un regista che, seppur sceso a compromessi con le leggi del marketing, resta unico e irripetibile.