Circa quattro anni fa, nel 2010, l'Osservatore romano dava voce al monito di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il quale metteva in risalto l'enorme numero di visitatori della Cappella Sistina e il pericolo concreto che ne scaturiva: i respiri, il calore corporeo, ma anche il sudore e le fibre dei vestiti dei turisti, rappresentavano un grave pericolo per gli affreschi dei grandi maestri. Un avvertimento che Paolucci diede anche due anni più tardi, quando disse che, in mancanza di un ammodernamento del sistema di climatizzazione del museo, sarebbe stato necessario limitare il numero delle visite.
Ora il nuovo impianto di aerazione sembra essere sul punto di vedere la luce, dato che, qualche giorno fa, lo stesso direttore lo ha ufficialmente annunciato per il prossimo mese di ottobre, con appalto affidato alla Carrier. Questo dovrebbe addirittura portare a un ampliamento del numero degli accessi contemporanei, che potrebbero passare dagli attuali 700 a circa 2000.
Dei lavori, tuttavia, ancora non c'è traccia, e da questa osservazione nascono i dubbi dei più scettici: sarà davvero possibile garantire ai tanti capolavori un'aria più "fresca" a partire da ottobre? Dubbi che vengono sottolineati anche dagli stessi lavoratori del museo, che, in forma non ufficiale, si lamentano del pessimo stato dell'attuale sistema di climatizzazione della Cappella Sistina.
Ci si chiede anche per quale motivo si sia aspettato tanto tempo prima di procedere, sul piano più pratico, alla risoluzione di un problema tanto importante.
Quella che è la punta di diamante del sesto museo d'Arte più visitato al Mondo, infatti, è stata restaurata per l'ultima volta nel lontano 1994, ma gli impianti che garantiscono la corretta aerazione della Cappella Sistina risalgono addirittura al 1993.
Tra le fonti maggiori di pericolo un posto di rilievo spetta sicuramente alla polvere, capace di depositarsi in maniera permanente grazie all'umidità e di creare così un danno tangibile e difficile da rimuovere. Si tratta di rischi che sarebbe davvero bene non correre, soprattutto quando le soluzioni sono semplici e intuitive: in gioco c'è davvero molto.