E' in corso a Caserta, in via S. Agostino, al numero civico 15, un'interessante mostra d'immagini del fotografo d'Arte Tobia Scolavino, dal titolo "I Misteri di Procida". Gli scatti sono stati compiuti dall'emergente autore nella Pasqua di quest' anno, presso la chiesa di Santa Margherita, nella splendida isola di Procida, in occasione della famosa processione dei Misteri che rappresentano episodi dell'Antico Testamento o del Vangelo e vengono raggruppati per tema religioso. Tobia Scovalino ha deciso di esporre il suo ultimo lavoro.
La mostra
Ci siamo recati sul posto e mentre ci guidava tra le sue foto, gli abbiamo chiesto come nasce una foto artistica.
Ecco la sua risposta:" Quando impugni la macchina fotografica tra le mani con lo scopo di scattare, parte un viaggio che ha un inizio temporale e locale esatto ma non una mèta vera se non una sua idea e, spesso, sfumata. Cioè, più o meno, hai un' idea primaria alquanto circoscritta nel fine ma del tutto indeterminata nella modo della sua attuazione. E' ciò che è accaduto nel momento in cui ho prodotto gli scatti della sagrestia. Il concetto di avvio era quello di attestare in modo autentico, analizzando magari un aspetto specifico, la processione del Venerdì Santo, come già fatto anche in altre occasioni, ma il criterio in cui poterlo compiere mi è completamente scoppiato tra le crespe della mia razionalità facendo venir fuori un lavoro che, terminato, ha sorpreso anche me.
In effetti molte volte in questo viaggio l'istantanea giunge verso di te e così è accaduto anche questa volta. Quando ho scrutato i Misteri, ed in particolare alcuni di essi, che scivolavano, ho visto il Patos. Ecco, nel Venerdì Santo il Patos è il primo protagonista. La sofferenza, il dolo, la tristezza sono raccolte, si tagliano, si alitano e si sentono, e volevo renderle "visive"!
Farle balzare all'occhio, elogiarle e, accrescerle scenograficamente! Dovevo e volevo far ergere questo insieme di sentimenti, in modo da fissarlo, renderlo usabile." Ed è a questo punto che gli abbiamo chiesto di spiegarci come ha fatto ad ottenere il risultato che stavamo ammirando nelle foto. Tobia Scovalino ci ha dato la sua spiegazione: "Mi è venuta incontro la tecnica dello zooming.
Nelle foto ho cercato di rendere i sentimenti, manifestati dalle figure, ancora più evidenti dilatandoli, raddoppiandoli, inasprendoli, torcendoli tramite i campi di forza che sono affiorati usando questa tecnica. Così, ad esempio, dà l'impressione che sul Crocefisso confluisca o venga attratto da esso tutto il male del mondo, secondo il senso della morte di Gesù e, contemporaneamente, sembra che dal Crocefisso stesso, sempre secondo il "Progetto Divino" si rischiari tutto l'Amore dell'Universo verso il Mondo intero per la sua Salvezza. La foto, quindi, lascia il suo ruolo classico di "messaggero asettico", ma entra in gioco copiosamente fermando, arrestando la distorsione della realtà attraversandola e facendo sbocciare in maniera molto più evidente il Patos espresso dai soggetti.
Nelle foto "classiche" il messaggio è più indirizzato e rapido, di lettura semplice, tali da apparire come compiute da due mani diverse, in realtà sono attestazione di quanto detto prima. La foto è un viaggio il cui percorso, almeno per me, si distende palesandosi man mano che si avanza."
Terminata la nostra visita, ringraziamo Tobia Scovalino per la sua cortesia e nel salutarlo gli abbiamo augurato d'incontraci, quanto prima, in una sua prossima mostra, su un nuovo tema.