American Sniper è l'ultimo capolavoro di Clint Eastwood, già autore di splendide pellicole come Mystic River e Gran Torino. L'ex attore e icona del cinema mondiale ha portato sul grande schermo la biografia di Chris Kyle, il cecchino americano più famoso della guerra in Iraq 'insignito' dello storico riconoscimento di cecchino più letale nella storia degli USA. Splendidamente interpretato da un Bradley Cooper presso che sontuoso, Kyle decide di arruolarsi come spinto da una sorta di 'chiamata'. Patriottismo e terrorismo si mescolano allora in un film che propone mille temi e mille altri ne sfiora: nel tempo che intercorre tra un turno in missione e l'altro, Kyle si rende conto di quanto poco della guerra giunga in patria e di come ognuno pensi a vivere la propria esistenza preoccupandosi solo del classico giardino di casa. Una moglie e due splendidi figli non sono sufficienti a Chris Kyle per resistere al richiamo del ritorno al fronte: in American Sniper si può allora cogliere con nitida forza il puro desiderio che spesso permea chi compie scelte di vita di questo genere e non riesce proprio a dedicarsi a quella quotidianità che altri invece glorificano e ricercano con insistenza.

American Sniper, patriottismo e terrorismo: Clint Eastwood e il triste legame con la vicenda del Charlie Hebdo di Parigi

American Sniper sta ottenendo un grande successo anche in Italia, con oltre 13 milioni di dollari di incassi contro i 12 dell'ultimo di film di Siani 'Si accettano miracoli': anche nel Bel Paese insomma è arrivata l'eco di una pellicola che in USA divide e fa discutere per come American Sniper presenti il personaggio di Kyle. Troppo patriottico secondo alcuni, troppo esaltato secondo altri, Kyle appare quasi incatenato allo scenario della guerra. In patria ogni rumore lo inquieta, ogni cosa fuori posto lo turba, anche il solo uscire di casa gli riesce difficile ricordando la pericolosità delle strade dell'Iraq. Mai Clint Eastwood avrebbe pensato che American Sniper sarebbe uscito in concomitanza con un gravissimo atto di terrorismo quale quello compiuto a Parigi. La vicenda del Charlie Hebdo (l'attentato è stato di recente rivendicato da Al Qaeda) ha duramente riproposto le tematiche connesse a patriottismo e terrorismo ricordando a tutti noi come quella realtà di cui spesso ignoriamo l'esistenza possa invece piombarci addosso all'improvviso. Senza avvisaglie o comunicazioni di sorta. Ed è proprio questo che sottolinea Kyle, la voglia di difendere la sua gente è più forte di tutto. In un mondo in cui i valori paiono ormai sacrificati sull'altare dell'egoismo e dell'Io perché non ricordare genuinamente un uomo che ha deciso di dare la vita per il proprio paese preferendo alle comodità di casa la polvere del deserto iracheno senza stare per una volta ad interrogarsi sull'eccessiva enfasi data a questo o a quell'aspetto? Un uomo che abbandona se stesso per inseguire fini più alti va ricordato e American Sniper di Clint Eastwood ci appare come un degno elogio. Ritornando al legame con l'attentato del Charlie Hebdo ci sembra interessante il parallelismo instaurato da Maurizio Belpietro, che sulle colonne di Libero ha sottolineato che per combattere il terrorismo bisognerebbe fare come in American Sniper: 'Premere il grilletto prima che lo facciano loro. Fare la prima mossa e attaccare senza attendere di essere uccisi'. 'Facevo solo il mio dovere, sono pronto ad andare al Creatore e a rispondere di ogni singolo sparo' chiosa Kyle in uno dei momenti più palpitanti della pellicola. Che si sia d'accordo o meno American Sniper è un film che va visto perché ci conduce una volta tanto a pensare a cose più grandi di noi stessi e dei problemi che affrontiamo ogni giorno ritenendoli insormontabili. E cosa deve fare il cinema, quello vero, se non farci riflettere su realtà distanti da noi e dal nostro quotidiano?