Cosa non può morire, cosa non riuscirono ad annientare i gerarchi nazisti nei campi di concentramento? Di sicuro azzerarono quei poveri corpi coperti da umili 'pigiami'. Pigiami a strisce troppo miseri e lisi per difendere quegli uomini dal freddo dell'Europa centrale; pigiami a strisce incapaci di resistere al gas che sussurrava dalle fessure delle camere dei condannati; pigiami a strisce che si consumavano sui tavolacci di quei 'dormitori' inadatti ad ospitare, perfino, quei pochi animali selvatici sfuggiti allo sguardo dei mangiatori di bucce di patate.
Tuttavia, dentro quei pigiami scellerati forniti da un governo ancora più scellerato, oltre ai corpi scheletrici, abitava qualcosa che non può essere annientata; qualcosa che non può morire; qualcosa che nessuno può pugnalare.
La musica - classica, sinfonica, lirica, rock, jazz, leggera, o di qualsiasi altra definizione - non è attaccabile! Qualcuno ha mai provato, in quelle primavere di vento che porta scompiglio sui prati e negli animi, a cercare di fermare l'energia di quel soffio della natura? Non c'è niente da fare, si possono aprire le mani quanto si vuole, l'aria ribelle trova sempre il modo per sfuggire dalle dita. Sfugge e mormora nella sera. Il suo fischio, il suo lamento, ci ricorda che esiste: ci ammonisce.
Esattamente come quel manipolo di artisti delle note internati in quell'epoca disgraziata: non ci fu alcuna furia omicida delle SS, nessuna camera a gas, nessuna persecuzione, nessuna atrocità a bloccare la tempesta delle loro note che si liberarono sulla carta, e diedero al Novecento una speciale colonna sonora. Spartiti, arie, opere, componimenti classici e leggeri: sono state recuperate molte opere nate all'ombra dei lager nazisti.
Tutte queste opere musicali, anche esse e, forse, soprattutto esse, sono testimoni dello sterminio di circa 6 milioni di ebrei innocenti.
Il 26 gennaio di questo 2015, per la prima volta, il materiale musicale raccolto, finalmente, troverà ospitalità e occasione di 'parlare': ci sarà il primo Concerto della Memoria. Il luogo è il Parco della Musica, a Roma.
Ovviamente, come prima occasione, le opere presentate saranno limitate. Gli artisti che interpreteranno le rappresentazioni costituiscono un cast di levatura internazionale. Marco Baliani tratterà la genesi di queste opere che, almeno alcune, furono già 'gradite' da occhi e orecchie umane: quelle degli aguzzini nazisti che minacciavano e pretendevano che quei poveri esseri oltraggiati spendessero il loro talento per trastullarli! E così fu. Il principale artefice della ricerca delle musiche nei lager nazisti, è il professor Francesco Lotoro, pianista, docente del Conservatorio "U.Giordano di Foggia". Tra l'altro, va ricordato, il professore è anche esponente della Comunità Ebraica di Trani. La manifestazione artistica si svolgerà sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
Organizzatori: Viviana Kasam, Marilena Citelli Francese e dalla Fondazione Musica per Roma in coproduzione con l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. I testi e le musiche trovano posto nella monumentale enciclopedia Tesaurus Musicae Concentrationariae. Cosa non può morire? La volontà inespugnabile di uomini che, anche attraverso la musica e le parole, non si arrendono e denunciano.