Il nuovo libro dello scrittore Mimmo Parisi ha come titolo Il suo nome è Bono Vox (edito da LINEA-R, pag. 270) e arriva negli store sabato 15 luglio.
L’autore in passato ha scritto Il quinto Van Halen, una storia che si dipana fra le quinte roventi dell’ambiente rock degli anni Ottanta di Los Angeles, e All’ombra di Diabolik, un contributo letterario per i festeggiamenti avvenuti lo scorso anno intorno al personaggio inventato dalle sorelle Giussani.
Il contesto
La nuova narrazione di Parisi – che cita il nome del vocalist degli U2, Bono Vox, autore di un concerto memorabile a Kiev proprio durante la stagione bellica – trova spazio in una situazione temporale e politica che inizia il 24 febbraio 2022: data ormai presente in tutti i Tg.
La sera precedente all’evento il popolo ucraino, come la maggior parte delle persone sparse sul globo, pensa al giorno successivo come a un’altra occasione di lavoro, di studio e di progettazione. Invece, all’alba, il lugubre suono delle sirene antiaeree fa capire che è iniziata una nuova era: il segnale sonoro rimette pericolosamente indietro le lancette degli orologi. I più vecchi pensano alla Seconda Guerra Mondiale; i più giovani alla colonna sonora di un superato documentario storico.
Fra gli ultimi c'è Denys Bilk, il protagonista diciannovenne di Il suo nome è Bono Vox. Il ragazzo è costretto a rendersi presto conto che il grido della sirena non proviene da una Tv accesa e sintonizzata su un canale culturale.
Insieme allo zio Orest apprende dai media quanto succede: l’Ucraina è invasa.
Per le strade di Kiev – dove i due abitano – la gente è sgomenta è incredula. Nel cuore dell’Europa e in tutto il mondo occidentale è il secondo decennio del terzo millennio: la guerra con carri armati, bombe, fucili e trincee è sentita vecchia; appartenente al secolo breve.
La speranza è che qualcuno si sbagli. Non è così. Non vi è nessun errore.
Il principio della storia
Denys è arruolato, si ritrova a vestire la divisa militare. Come tanti altri giovani non ha frequentazione di armi o di tecniche di combattimento. È amareggiato per quanto succede e per quello che la vita gli ha riservato. Ha alle spalle – insieme al fratello Sergej – un’esistenza disagiata in un istituto di Stato.
Prima del conflitto, quindi, Sergej e Denys vivono una loro personale guerra; quella con dei genitori che non hanno mai conosciuto. Sentono così la loro mancanza che, con il loro amico Pyotr, fanno l’esperienza dell’evasione per cercarli. Una situazione, quest’ultima, fallimentare ma che li mette in contatto con un mondo che non sopettavano esistesse. Diventano ragazzi di strada nella Kiev che, di lì a qualche anno, sarà teatro del conflitto russo-ucraino.
La crisi morale ed economica della guerra targata 2022 loro la vivono già prima; quasi un assaggio e preparazione alla miseria che verrà. Diventano piccoli diseredati nel ventre di una città che li ospita nel peggiore dei suoi alberghi, le fogne.
Vivono di espedienti e alla giornata; riescono a stare fuori dall’attività del borseggio solo per una questione di onestà interiore. La preoccupazione per il prossimo pasto la risolvono accontentandosi di pochissimo. Nell’esperienza della fuga dall’istituto i due piccoli randagi conoscono la discrezione dei vicoli, frequentati dagli accattoni e dai gatti alle prese con lische prerosicchiate dai colleghi predatori passati prima di loro.
L’incontro a Mariupol
Rientrati nell’istituto – mancano alcuni anni all’invasione dell’esercito russo – il destino li separa. Sono adottati, Sergej da una famiglia nobile e decaduta che abita in Russia; Denys invece trova accoglienza in una famiglia di Kiev. Riescono a stare in contatto, almeno fino a che il nuovo padre di Sergej non è preso di mira dalla polizia russa.
Quindi c'è un blackout completo fra i due fratelli.
Con la pena nel cuore si cercano come possono; ma vivendo in nazioni in guerra, i loro numeri di cellulare risultano manomessi. Hanno inaspettatamente l’occasione di rivedersi durante una missione a Mariupol: ma i due ormai combattono all’ombra di bandiere diverse.