Oriana Fallaci torna a far parlare di sé a quasi dieci anni dalla sua scomparsa, in un film che la vede come soggetto in una biografia rivista e sceneggiata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia con la regia di Marco Turco. I cangianti e ribelli colori femminili, caratteristiche primarie che appartenevano a Oriana esaltandola come donna giornalista e scrittrice, sono interpretate in questo caso dall'attrice Vittoria Puccini. Nota al grande pubblico per alcune parti drammatiche e neorealiste in film diretti da registi di spessore artistico come Sergio Rubini, Pupi Avati, Ferzan Ozptek, i fratelli Taviani, a loro volta artefici di piccole perle cinematografiche.
Il film "L'Oriana" - La pellicola pare dunque avere il sapore di una verità cruda e lampante,così come lo era la Fallaci nel suo vivere appassionato ed inquieto, prodigata ad una vita senza veli e compromessi dove il senso di giustizia sociale rappresentava la molla determinante per ogni sua pubblicazione o intervista che conduceva. Andava sempre oltre sé stessa la la scrittrice fiorentina, cercando di rompere qualsiasi argine convenzionale e di arroganza che regnavano spesso intorno ai potenti come quella celebre intervista all'ayatollah Khomeini in cui ella si tolse lo chador in segno di protesta. Una storia che aiuta a pensare, che esce dallo schermo cinematografico come un messaggio pregnante e pieno di spunti riflessivi ancora attuali, dove a mettersi in gioco non è solo la giornalista/scrittrice ma soprattutto la donna, come rappresentante femminile di un sesso forte e intelligentemente lungimirante e coraggioso.
Vittoria Puccini non è solo l'interprete che recita a copione il personaggio, ma è pure colei che per calarsi nei panni di una figura così forte e scomoda, attinge da sé stessa tutta l'energia possibile per essere all'altezza di un ruolo così immenso. Non facile certamente riproporre l'Oriana, ma forse più semplice di quanto si possa credere e pensare, dopo tutto ella non faceva altro che cercare la verità anche quelle più scomode per arrivare laddove altri si fermavano, e poi come disse in una sua celebre frase in cui metteva in stretto legame il pensiero di un'atea con quello del Santo Padre :"Se un Papa e un'atea dicono la stessa cosa, in quella cosa deve esserci qualcosa di tremendamente vero". Ecco spiegato il perché di un film sulla sua vita, perché per lei le barriere non esistevano ma risiedevano purtroppo e solo nelle nostre acculturate menti.