Tutti sanno, quando si parla diSignorie, che la prima Signoria che si costituisce in Italia èproprio quella dei Visconti. La storia racconta che il fenomeno ebbeorigine dalla vittoria dell'arcivescovo Ottone Visconti suiTorriani e siamo nel 1322, ma con Azzone , figlio diGaleazzo I, e siamo nel 1329, la signoria su Milano el'intera regione era già un dato acquisito. La mostra ricostruisce attraverso labellezza di XV sale e grazie alla cura di Mauro Natale eSerena Romano, il lavoro e la ricerca degli studiosi delcalibro di Roberto Longhi e Gian Alberto Dell'Acquasull'Arte tardo gotica alle corti dei Visconti e degli Sforza, ma suquesto primo impianto, da cui scaturì la grande mostra del 1958, si innestano gli studi di altri sessant'anni e dunque ancora innumerevoli filoni d'indagine che rendono il percorso espositivo unvero cammino ad ostacoli tra le mirabili bellezze fiorite alla cortedi questi due grandi (Gian Galeazzo e Ludovico MariaSforza Visconti detto Ludovico il Moro).
Quello che traspare e dominaincontrastato è l'attento lavoro di valorizzazione e esaltazionedella forza e del potere cortigiano attraverso un mecenatismo che sipresenta con spiccato valore pubblicitario. Tutto nella corte dovevaoffrire il senso della forza e del lustro e proprio come nellemoderne campagne pubblicitarie per consentire ad un prodotto diricevere il massimo richiamo, anche nelle corti lombarde di finetrecento e quattrocento vale lo stesso criterio. Una ragione per venire a vedere questamostra sono ad esempio i codici miniati. E' Gian Galeazzo adavere la passione per i codici miniati e in mostra si possonoammirare le pagine del Libro D'Ore di Giovannino deGrassi, il miniatore preferito da Gian Galeazzo.
Sono presentipagine di un manoscritto Offiziolo Visconti (1388-1402)proveniente dalla bottega (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale),e altri codici del XV secolo come un manoscritto del Maestro delDe Natura Deorum (Cicerone, De Natura deorum, proveniente dallaBibliotheque Nationale de France).
Ma quello che più incanta è l'operadi un grande pittore, Michelino da Besozzo, incontrato aVenezia da Giovanni Alcherio, consigliere e procacciatore di artistiper conto della Fabbrica del Duomo di Milano.
Di tale pittore inmostra sono presenti tre quadri: Lo sposalizio mistico di Santa Caterina e i Santi Giovanni Battista e Antonio Abate (1403-1405), Lo Sposalizio della Vergine e la Madonna delroseto (1420).
Ma quella Madonna del roseto cherappresenta su fondo oro all'interno di un giardino conclusus unaMadonna col suo Bambino e in posizione sottostante Santa Caterinad'Alessandria è davvero un capolavoro di gotico internazionale.Intorno angeli festanti e pavoni.
Perchè proprio i pavoni che siposano su roseto come a fare da guardia al Dio Bambino e alla madre?Perchè la loro bellezza da sempre era considerata immarcescibile, equindi, nell'ambito del mondo animale l'unico capace di stare alcospetto del Dio fatto Uomo. La mostra ha il pregio di ricostruirein modo dettagliato l'evoluzione delle arti all'interno di questacorte che vorrà poi attraverso una politica di oculati matrimonifare il balzo verso una crescente internazionalizzazione, ma le arti,ancelle fedeli di questo sviluppo, ci mostrano come il respirointernazionale passi attraverso i generi pi differenti raggiungendoovunque livelli di perfezione sempre più alti. Da vedere per questoanelito a forme e stilemi sempre più raffinati. Due quindi leragioni, una storica e una prettamente estetica.