Sono Lampedusa e i migranti che ogni giorno vi arrivano i vincitori della 66esima edizione della Berlinale, il Festival del Cinema che ogni anno accende la capitale tedesca. E sconvolge ancora la bravura e la delicatezza di Gianfranco Rosi, già regista di Sacro GRA, il documentario che aveva saputo raccontare il Gran Raccordo Anulare di Roma e tutte le esistenze che vi gravitano attorno, ottenendo così il Leone d'Oro alla 70esima edizione del Festival del cinema di Venezia.

A trionfare alla Berlinale è stato il racconto dell'immigrazione ma anche quello dell'integrazione. Non solo Mar Mediterraneo ma anche Medio Oriente.

Fuocoammare - questo il titolo del docufilm realizzato da Rosi - ha entusiasmato la giuria che, per bocca della presidente Meryl Streep, ha definito il film "eccitante e originale". La giuria, è scritto ancora nel verdetto, "è stata travolta dalla compassione". "Un film - ha letto Meryl Streep a fianco del direttore Dieter Kosslick - che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale.

Un libero racconto e immagini di verità che ci racconta quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario". E dire che la vittoria era già nell'aria.

Rosi: 'Il mio pensiero va a chi non è mai arrivato a Lampedusa'

Un Gianfranco Rosi commosso, subito dopo essere salito sul palco ha sottolineato il profondo riconoscimento dovuto agli abitanti dell'isola e anche a chi è di passaggio, come i migranti che un'ondata dopo l'altra arrivano sulla piccola isola ai confini del Mediterraneo. Quella porta d'Europa che ancora rappresenta una speranza per molti e che davanti a sé ha visto morire centinaia, se non migliaia, di persone.

Dopo aver rivolto un pensiero a chi è morto nel tentativo di ottenere un futuro migliore, il regista di Fuocoammare ha dedicato il docufilm "ai Lampedusani che mi hanno accolto e hanno accolto le persone che arrivavano.

È un popolo di pescatori e i pescatori accolgono tutto ciò che arriva dal mare. Questa è una lezione che dobbiamo imparare".

Raccontare i flussi migratori

Per realizzare il docufilm, Gianfranco Rosi ha passato a Lampedusa ben 18 mesi. Un periodo che l'ha tenuto lontano dalla figlia Emma che, ha detto il regista durante il discorso di ringraziamento, sarà contenta a lungo per il traguardo raggiunto ieri dal padre. Rosi, come ha sempre fatto per le sue precedenti opere, si è completamente immerso nella quotidianità isolana, riuscendo a restituire, con la sua pellicola, l'autenticità di chi vive l'isola, da un giorno come da una vita.

L'opera, che aveva già incontrato il favore del direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, ha infine rapito anche la giuria, di cui fa parte pure l'attrice italiana Alba Rohrwacher.

"Un'opera potente": queste le parole che Kosslick aveva rivolto all'opera di Gianfranco Rosi. Ora che quelle parole si sono concretizzate in un Orso d'oro, non resta che attendere l'arrivo del docufilm nei cinema. Per tornare a essere quel popolo di pescatori che accoglie tutto ciò che viene dal mare.