Al 66mo Festival del Cinema di Berlino il solo film italiano in concorso non soltanto riscuote opinioni positive da parte di tutta la critica internazionale ma suscita addirittura la commozione e il plauso morale degli osservatori che ne riconoscono i meriti a 360°. Gianfranco Rosi, dopo il Leone d'Oro al miglior film alla 70ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nel 2013 per il suo documentario "Sacro GRA", continua a impressionare su un tema tragico quanto attuale, quello dei migranti che sbarcano sulle coste europee in fuga da guerre e miseria.
Una raffica di consensi
La proiezione della pellicola italiana lo scorso sabato ha messo d'accordo tutta la critica intervenuta al Festival tedesco. Il faro puntato sull'isola italiana di Lampedusa non lascia indifferenti i giornali esteri.
Deborah Young, di "Hollywood Reporter", riconosce a Rosi il merito di proseguire il racconto della tragedia dei migranti dal punto in cui la cronaca e il giornalismo si fermano usualmente. La commentatrice individua nel film in concorso a Berlino gli stessi tratti leggeri e misurati che avevano caratterizzato il precedente documentario del regista "Sacro GRA", ma in questo caso il tema è decisamente più toccante e di rilevanza globale.
"Der Spiegel" va oltre, e auspica per "Fuocoammare" un possibile Orso d'oro, a testimonianza di quanto il film abbia impressionato la stampa non solo italiana ma addirittura quella locale, solitamente campanilistica e poco propensa alla celebrazione delle pellicole straniere.
In questo caso l'approvazione tocca anche i contenuti tecnici del film, con un plauso particolare alla qualità delle riprese anche in condizioni molto particolare, come nel caso delle scene girate in notturna o sott'acqua.
Non sono da meno le testate anglosassoni, con "Screen International" che descrive un "film potente, a volte scioccante, ma intensamente umano, [...] capace di far comprendere che il problema non è solo europeo" e "The Guardian" che sottolinea come il tocco preciso e delicato di Rosi non renda la pellicola meno impattante e sconvolgente, per concludere con il "Times" che recita semplicemente "brillante" tributando un sintetico onore al documentario.
Imigranti: un tema non solo italiano
Ciò che maggiormente risalta nell'analisi dei giudizi assai più che positivi che sono stati concessi a "Fuocoammare" dalla stampa internazionale è l'evidente sensibilità che l'opinione pubblica europea, e non solo, ha sviluppato negli ultimi mesi in relazione alla questione dei migranti in arrivo dalla Siria, dall'Afghanistan, dall'Africa Occidentale e dal Sahel.
Troppo vicino nel tempo è ancora il ricordo di quanto il tragico fenomeno delle migrazioni verso la costa settentrionale del Mediterraneo e le sue drammatiche conseguenze venivano liquidate dai governi europei e dagli stessi organi comunitari come una questione tutta italiana. Per questo il documentario di Gianfranco Rosi colpisce tanto nel cuore dell'Europa come, se non di più, in quello d'Italia: la sensibilità europea sull'argomento è ancora giovane, il grande pubblico d'Oltralpe viene messo per la prima volta dinnanzi all'umanità (e alla disumanità) che si cela dietro quello che, secondo lo stesso Rosi, è il più grande dramma moderno dopo l'Olocausto.
L'ondata di consensi per "Fuocoammare" non deve quindi sorprendere eccessivamente, avendo la pellicola il merito e il tempismo di inserirsi in uno stato d'animo generale particolarmente disposto all'ascolto del problema dei migranti e che ha in un certo senso "fame" di impressioni, di concretezza e di racconti reali.
La Germania, come altri paesi europei solitamente distanti dalla questione, è evidentemente molto più coinvolta sul tema dei migranti di quanto non lo sia mai stata nei decenni precedenti e al documentario di Rosi viene riconosciuto quindi anche un valore informativo e di miglioramento della consapevolezza tutt'altro che secondario.