Qualsiasi genere di musica si ascolti e di qualsiasi generazione si faccia parte, non si può non avere la consapevolezza obiettiva di quello che è stato Freddie Mercury per tutti noi, sia per gli addetti ai lavori, per coloro che di musica ci vivono, sia per chi è un semplice fruitore. A Zanzibar, il 5 settembre del 1946, nasceva l'ultimo inimitabile re del rock.
L'arrivo in Inghilterra e gli inizi nella musica
Farrokh Bulsara, vero nome di Freddie all'anagrafe, ad appena diciotto anni fu costretto a spostarsi dalla Tanzania all'Inghilterra a causa della Rivoluzione di Zanzibar, che minava seriamente la tranquilità della sua famiglia.
Tra gli studi relegati soprattutto all'arte, di cui era un grandissimo appassionato (era laureato in arti grafiche e design e questa sua passione la utilizzò anche per creare il logo dei Queen nel quale, oltre all'Araba Fenice, sono riprodotti tutti i segni zodiacali dei componenti della band) e la creazione di una sua linea di abbigliamento, iniziò ad interessarsi alla musica: chiese infatti al suo compagno di corso e bassista degli Smile, Tim Staffel, di farlo entrare come secondo cantante nel gruppo, ma non ci riuscì. Gli Smile, oltre a Staffel, erano completati da Brian May e Roger Meddows - Tylor. Riuscì successivamente ad aggregarsi al gruppo e nel maggio 1969 fu pubblicato il primo singolo degli Smile 'Earth/Step on me', che tuttavia ebbe un notevole insuccesso.
Per questo motivo, Staffel abbandonò la band e i rimanenti componenti ovvero May, Tylor e Bulsara decisero di dare un nuovo nome alla band: Queen.
La svolta degli anni Settanta
Contemporaneamente alla nascita dei Queen, Farrokh Bulsara cambiò nome in Freddie Mercury, decisione presa grazie alla composizione di 'My fair king', e il gruppo iniziò ad essere seguito grazie soprattutto alle stravaganti esibizioni: Freddie e Bryan May si presentavano spesso truccati sul palco, e le loro performance risultavano eccentriche, ma mai fuori luogo o eccessive.
Nel 1975 venne pubblicato 'A night at the opera' che consacrò definitivamente il gruppo: 'Bohemian Rapsody' divenne la loro canzone simbolo, soprattutto per le capacità vocali di Freddie e per la novità estrema che il pezzo portò nella musica mondiale.
La malattia e la fine di un mito
I Queen vantarono enormi successi di pubblico: il 1986 è l'anno che li consacra come la più grande band della storia musicale mondiale di tutti i tempi e Freddie come il più grande frontman: il concerto allo stadio di Wembley a Londra lasciò senza parole giornalisti e spettatori, un concerto rimasto nell'immaginario collettivo.
Ma il vento stava cambiando, soprattutto per Freddie: riuscì a tenere la band all'oscuro della sua positività all'HIV e all'AIDS fino al 1989, quando in virtù di ulteriori accertamenti, non poté più farne a meno. Inizò un periodo fatto di tanto dolore, fisico e psicologico, in cui Freddie probabilmente scrisse alcune tra le sue più emozionanti canzoni. L'ultimo video 'These are the days of our lives' è un misto di sofferenza e incapacità di fronte al male, con un Freddie molto malato, tant'è che la clip venne pubblicata postuma alla sua scomparsa. Dopo Freddie, i Queen non sono praticamente mai più esistiti: era e rimane un mito intramontabile per ogni generazione, con la sua splendida voce e il suo essere così fuori dagli schemi ma perfettamente coerente.
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