Inaugurata ormai dal 26 ottobre 2016, ma aperta sino al 26 febbraio 2017 la mostra sul Rubens sta avendo grande successo. L' appuntamento col grande Rubens è in assoluto l'evento più importante che la città di Milano offra ai suoi visitatori in questo autunno e prossimo inverno.

La bellezza della mostra sta nel dimostrare, (grazie al lavoro di un attento comitato scientifico composto da Eloisa Dodero, David Jaffé, Johann Kraeftner e Anna Lo Bianco) una tesi fondamentale, quanto il maestro di Anversa abbia tratto dalla statuaria classica e quanto abbia saputo influenzare artisti barocchi come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano.

Il percorso della mostra

Tale assunto è esemplificato attraverso un percorso espositivo che mette a confronto le opere del Rubens con le statue, le sculture e i quadri dei protagonisti del Barocco Italiano. E grazie alla curatela della professoressa Anna Lo Bianco tutto ciò è ampliamente dimostrato e descritto.

La mostra ha il suo inizio con l'autoritratto del Rubens a 46 anni, ora agli Uffizi di Firenze ed è particolarmente suggestivo il ritratto della figlia, Clara Serena, del 1615-1616, con un volto scapigliato e rosso in viso.

Una delle opere più intense è il Seneca Morente proveniente dal Museo del Prado. Il corpo di Seneca si leva dal letto di morte ed è circondato dai suoi allievi e amici che continuano a stargli vicino con affetto e col desiderio di attingere altro sapere.

Va ricordato che fu Nerone a condannarlo a morte, la quale fu atroce, per dissanguamento. Vicino a questo quadro, impressionante per l'efficacia espressionistica, i curatori hanno posto l'erma del cosidetto pseudo Seneca, conservata ai Musei Capitolini. Tutto questo per dimostrare come sempre il pittore dia ai corpi e ai volti quell'impronta di imponenza ispirata alla statuaria antica e come il legame con l'antichità classica sia il punto di partenza di una ricerca che si spinge poi verso il nuovo e verso la dimensione scenografica, atta a colpire l'osservatore anche per le ardite soluzioni spaziotemporali.

Di grande bellezza il Martirio di Sant'Orsola del 1605 al Palazzo Ducale di Mantova e la Maddalena in estasi, molto vicina al Bernini. Ma di assoluta bellezza Il San Sebastiano soccorso dagli angeli (1601-1602), rappresentato con l'applicazione del canone di Policleto, ovvero col peso del corpo sul fianco sinistro e il braccio e la gamba destra abbandonati lungo il corpo.

Infine un quadro di grande fascino 'Ganimede e l'Aquila'(1611-1612) con un'aquila grandiosa che domina la scena.

La mostra si chiude con il quadro di 'Ercole che strangola il leone di Nemea in piedi su un leopardo' ( 1615-1625) proveniente da una collezione privata e con la serie di opere dello stesso soggetto messe a confronto ( Bernini, Lanfranco, Guido Reni) con l'Ercole che strangola il leone. È in mostra anche una testa di Ercole di Policleto.

L'esposizione, che raccoglie 75 opere di cui 40 del maestro fiammingo, rimarrà aperta sino al 26 febbraio e rappresenta un' occasione irripetibile di studio e di ricerca, volta a far ammirare l'opera di un pittore fiammingo agli inizi del 600 nell'ambito di un' epoca che stava avviandosi, dopo il manierismo, verso una fase di grande trasformazione.