"E io ritardatario sulla morte, in anticipo sulla vita vera, bevo l'incubo della luce come un vino smagliante."

Con queste parole Pier Paolo Pasolini descrive la sua vita, passata a conoscersi fino in fondo, senza comprendersi mai del tutto.

Nato il 5 marzo 1922 a Bologna, è costretto a continui spostamenti dal padre, ufficiale di fanteria, che lo lascia senza un riferimento maschile in casa. Fondamentale per sua crescita è la figura della madre.

Pasolini coltiva fin dalla tenera età passione per disegno e scrittura. Come se, nella mancanza di punti di riferimento, di smarrimento emotivo, il suo punto di riferimento diventi la letteratura.

Da giovanissimo legge Dostoevskij,Tolstoj e Shakespeare, con effetto forte sulla sua personalità sensibile ed introversa, quanto dinamica e curiosa. Brillante studente, mostra già a giovane quella convinzione nelle proprie posizioni che si rivelerà tratto distintivo del suo carattere.

Di mentalità aperte ma con idee solide, entra quasi inevitabilmente in contrasto con la cultura italiana degli anni della sua adolescenza, marchiata a fuoco dal fascismo. Matura principi quali autocoscienza, tormento interiore, in fisiologico disaccordo con il regime. Conseguenza di questi suoi tentativi di introspezione sono anche turbamenti di natura erotica, prima esorcizzati, poi accettati. Sono anni di studio e letture intense, per Pier Paolo unico modo di astrarsi dalla situazione sociale dell'Italia in pieno conflitto mondiale.

Dal periodo post bellico Pasolini si apre alla produzione letteraria, fino a lì limitata alle lettere inviate ad amici. Tra le sue opere, da ricordare come pietre miliari della tradizione culturale italiana, vi sono: I Pianti, scritta in Friuli da adolescente; i romanzi del soggiorno a Roma, quali Ragazzi di vita, Una vita violenta, nei quali porta alla luce la perdizione dell’ambiente romano negli anni successivi alla seconda guerra mondiale; La ricotta, ricostruzione cinematografica della passione di Cristo (per cui si guadagna la denuncia per “vilipendio alla religione di Stato”).

Con la morte del padre (1958), cade in una crisi ideologica che lo spinge ad abbracciare una forma di espressione più diretta della letteratura: il Cinema, lasciando capolavori in eredità e lavorando con mostri sacri come Fellini, Totò, Gassman.

Spesso in bilico tra l’arte e l’oscenità, tra il sacro ed il profano, Pasolini nella sua produzione artistica mostra semplicemente se stesso, a volte censurandosi, a volte non risparmiando nulla.

Forse questo crea perplessità, nonché avversione, verso la sua figura. Schietto, cinico, Pasolini è sempre stato coerente nelle sue posizioni, pur non nascondendo i propri tormenti interiori. Iscritto al PCI, per lui "una specie di paese nel paese, una specie di paese pulito e morale in un paese sporco e profondamente immorale", ha sempre avuto la capacità di unire aspetti della cultura, se non dell’essere umano, in un modo non da tutti compreso, accettato.Quello che oggi chiamiamo ‘multitasking’, e che per lui era semplicemente vivere. Perfino i suoi orientamenti sessuali, anche in questo caso controcorrente, lo posero sotto una cattiva luce per l’opinione pubblica dei tempi.

Ateo, rivoluzionario, Pasolini riuscì ad essere innovativo pur rimanendo legato alla tradizione,non nascondendo mai quella voglia di stupire, di rinnovare.

Ricordare, facendosi ricordare. Pasolini ha lasciato un segno indelebile sulla cultura occidentale, nonostante i tanti che lo ritenevano (e ancora oggi lo ritengono) scomodo, semplicemente perché imprevedibile. La sua morte è avvolta nel mistero, nel quale non vogliamo entrare per non rovinare l’immagine di un uomo, che nel suo smarrimento interiore è riuscito a diventare uno dei capisaldi della letteratura italiana. Oggi,anniversario della sua morte, vogliamo solo lasciare questo pensiero a Pier Paolo Pasolini, scrittore, regista, pittore, giornalista, e prima di tutto, sognatore.