La velocità è molto di più di un vocabolo. È un mestiere, una vocazione. Qualcosa che va oltre lo sport, anche quando lo sport, alla fin fine, diventa il tuo lavoro, la tua vita. La vita che in molti sogni, che non tutti hanno, e che in pochissimi onorano.

Il rovescio della medaglia è che, quando arrivi ad essere così dipendente da qualcosa, da una componente della tua esistenza, sai già come potrebbe andare a finire. È un rischio, una variabile che, per quanto macabra, crudele, può e forse deve essere presa in considerazione.

Ma chi è abituato ad abbattere record, a colpire i cuori, sa sopportare un peso così grande, sa convivere con un fardello per molti insostenibile.

Come se alla fine fosse vero quello che in molti si ostinano a farci entrare in testa: il destino, il nostro destino, è scritto. Abbiamo tutti una via già tracciata, che a volte perdiamo di vista, ma che in altri casi non possiamo che percorrere con tutta la nostra dose di entusiasmo e adrenalina.

Il 1° maggio 1994 a Monza moriva Ayrton Senna

Ayrton Senna la sua vita l'ha percorsa così, a bordo delle sue Toleman, Lotus, McLaren, Williams. Così, sfidando la fisica, conquistando tifosi e campionati mondiali. Ma per Senna si tratta di qualcosa di più. Si parla di empatia, di sinergie, che Ayrton era capace di creare con chi collaborava con lui, con chi lo vedeva correre, dietro uno schermo o, da privilegiato, dal vivo.

Come se nella sua vettura non fosse mai da solo. Perchè alla fine fare il pilota è un mestiere per lupi solitari, in cui solo i migliori riesconoa crearsi un seguito tale per cui la loro vettura potrebbe andare senza motore, con cori e incitamenti dei fan come unico carburante.

è rimasto nella storia della F1,e non solo. Perchè quando hai una personalità come quella di Senna, restare indimenticato è il minimo.

Ma spesso sembra che, se non si parla di numeri, se si elogia solo la persona e la personalità, si getta fumo negli occhi di chi non ha vissuto, di chi non ha vito, di chi si è perso l'imperdibile. Per cui, per chi vuole i numeri, eccoli qua.

3, come i campionati del mondo vinti. 1988, 1990 e 1991, in un periodo di 4 anni che lo ha visto come dominatore, tranne per un anno che definire 'sabatico' sembra fin troppo ironico.

Una 'Sennacrazia' in piena egola, con la McLaren a dettare legge, e Ayrton a fare scuola di automobilismo. 41, come il numero di vittorie conquistate. Nella storia è dietro solo a Michael Schumacher, Hamilton, Prost e Vettel (2 di loro sono ancora in attività, per farvi capire la nostra fortuna). E poi le 65 pole position, gli 80 podi, i 96 piazzamenti a punti. Per gli appassionati di statistiche, c'è di che fare indigestione. Ma Ayrton era, è e rimarrà qualcosa di totalmete altro rispetto a dei freddi ed irrispettosi numeri.

Perchè le cifre non possono dire la grandezza di un uomo, semplicemente un'icona per il suo Paese. Come potrebbero i numeri raccontare la gioia che trasmetteva il telecronista brasiliano Galvao Bueno, quando Senna tagliava quella bandiera a scacchi da re della corsa.

Come potrebbero i numeri raccontarvi della rivalità Senna-Prost, compagni di squadra capaci di dare vita ad alcuni dei duelli più emozionanti della storia recente della F1. Come potrebbero i numeri rivelare quanta amarezza ci fu quando, nel 1°maggio di ormai 23 anni fa, durante il gp di Imola, Ayrton Senna perse la vita, facendo quello che amava di più, e grazie a cui tutti imparammo ad amarlo. Perchè la vità è così, prende e toglie, non sempre in egual misura, con più avarizia che generosità. Un incidente si portò via uno degli sportivi più perfezionisti, uno degli uomini più coinvolgente che qualsiasi cervellone elettronico possa ricordare. E per chi è amante dei numeri, ecco l'ultimo che vogliamo regalarvi oggi: 34. Erano gli anni di Senna quando il fato decise di porre fine alla sua corsa più

importante.Ciao Ayrton, 23 anni senza di te, eppure ancora tutti cercano di arrivare ai tuoi livelli.