Simona Zecchi: "Pasolini- massacro di un poeta". Nel pomeriggio di venerdì 28 ottobre è stato presentato il libro di Simona Zecchi, autrice attenta e capace di restituirci un’immagine nitida del "massacro tribale del Pasolini", come lei stessa lo definisce nel suo libro. La scrittrice rivisita la figura del Pasolini - grande uomo e poeta - attraverso un approccio d’inchiesta, che richiama un operato di spessore, dal quale emerge uno studio approfondito e ben definito.
A tutti è noto che il 2 novembre 1975, all’idroscalo di Ostia, si consumò il massacro tribale di Pasolini, poeta ed intellettuale del ventesimo secolo: da questo drammatico evento, l’autrice avvia un lavoro di indagine e di ricerca, mirato a rintracciare elementi "utili" al ritrovamento della verità.
Si serve di documenti inediti, di interviste, di lettere, testimonianze e fotografie per poter scongiurare il movente a sfondo sessuale, che determina nuovi risvolti.
Si attesta che Pasolini non ebbe alcun rapporto sessuale con Il Pelosi, uno dei primi accusati dell’omicidio, bensì si trattò di un complotto alle sue spalle, in virtù del fatto che ci fossero più macchine presenti sul luogo del delitto. Non solo la presenza di diverse automobili conduce l’autrice a pensare ad un omicidio premeditato, ma anche il furto di bobine (l’esca dopo la restituzione, in seguito al furto delle bobine del famoso film "Salò") fu interpretato come espediente più che come movente, conseguenza di una vera e propria trappola.
Simona Zecchi, nella sua presentazione, attraverso le slide ci mostra il corpo dilaniato di Pasolini, la schiena sfregiata e i segni che poi hanno reciso il suo cuore: un corpo agonizzante e reso inumano.
Sono immagini raccapriccianti, effetto di una cattiveria fuori dal comune, in relazione alle prove che fanno pensare ad una morte voluta.
Per dirla con la Zecchi, a fare dell’omicidio un complotto sono bastati alcuni pezzi forti, quali: il rilevamento di cinque profili genetici, sette aggressori, l’assenza di tracce di liquido seminale che dimostrano che non ci fu un rapporto sessuale tra Pasolini e Pelosi, il doppio sormontamento del suo corpo e la vicinanza da casa, quasi a volersi consegnare ai suoi carnefici.
Tale preambolo spinge inevitabilmente alla lettura del libro, così come è importante scardinare i tecnicismi del linguaggio, per poi approdare verso la verità, forza motrice della scrittrice in questione. Quest'ultima è convinta che Pasolini sia stato ucciso più volte: prima con colpi secchi e decisi, poi dal mondo della cultura e anche dalla magistratura stessa, non sempre al suo fianco.
In uno scambio epistolare con Giovanni Ventura - membro di Ordine Nuovo - che l’autrice riprende dai "Frammenti neri sul massacro", Pasolini afferma: "Si ricordi che la verità ha un suono speciale, e non ha bisogno né di essere intelligente né soprabbondante (come del resto non è neanche né stupida, né scarsa).