Mirko Riccelli, studente di Giurisprudenza e referente del Comitato Unical per il No al referendum costituzionale, ha iniziato la sua avventura ad agosto; una vera e propria battaglia referendaria “sentita e voluta”, con a capo del comitato nazionale i noti costituzionalisti proff. Alessandro Pace e Gustavo Zagrebelsky. Il suo intento è dare voce a molti studenti ed in qualità di aspirante giurista, ha ritenuto che fosse la cosa più giusta da portare ai tavoli dei lavori. A nome del comitato dice No a questa riforma costituzionale targata Renzi-Boschi, per aprire a nuove e successive riforme migliori, in quanto a suo dire respingendo tale riforma “non si perderebbe assolutamente nessun treno”.
Con questa riforma costituzionale la democrazia di massa, come tiene a precisare Zagrebelsky, viene superata, andando ad affievolire il Parlamento e gli organi di controllo. Secondo Riccelli uno dei motivi per dire No consiste nella volontà di sfatare il cosiddetto “mantra renziano dell’apocalisse”, secondo il quale se non dovesse passare questa specifica riforma si rischierebbe di tornare indietro di trent’anni a discapito dell'intero paese. Per dirla con Mirko: “A parte il fatto che trent’anni fa si stava sicuramente meglio di adesso, se proprio vogliamo dirla tutta, ma ad ogni modo credo che le priorità di questo paese siano ben altre (ad esempio non è stata fatta un’adeguata riforma sul mercato del lavoro).
In ogni caso è sempre possibile fare in futuro una migliore revisione costituzionale con una maggioranza dei 2/3 del parlamento e magari su impulso di un Governo scelto dal popolo (a differenza di quello attuale) e approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale che non sia dichiarata incostituzionale (a differenza di quello attuale)".
"Altro motivo per cui diciamo No - continua Riccelli - scaturisce dal fatto che questa non è una revisione costituzionale puntuale, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, bensì è una mega riforma che andrebbe a modificare ben 47 articoli su 139 della Costituzione. In circa 70 anni di storia costituzionale non erano mai avvenuti tentativi di attacco del genere alla nostra carta costituzionale.
Sarebbe stato utile spacchettare i quesiti, in quanto il quesito referendario sottoposto all’elettore dovrebbe essere unico ed omogeneo, in modo da poter votare in maniera consapevole sulle diverse tematiche".
"Il terzo motivo per cui votiamo No è dettato dall’orientamento di questa riforma, che va in una direzione assolutamente anti-democratica, tanto che i cittadini conterebbero sempre meno, e la nostra sovranità popolare (prevista dall’articolo 1 della Costituzione) sarebbe compromessa. E’ prevista infatti l’eliminazione dell’elezione diretta dei senatori della Repubblica, indice di mancata democraticità, perché il Senato sarebbe composto esclusivamente da nominati (74 scelti tra i consiglieri regionali, 21 scelti tra i sindaci, e 5 su nomina presidenziale con una strana durata settennale).
Il tutto con una doppia pericolosità: la prima è che il senato si possa trasformare in un vero e proprio dopolavoro. Non è chiaro infatti se avranno mai il tempo di svolgere nel migliore dei modi sia la funzione di senatore che quella di amministratore locale. Altro punto critico è che il Senato possa trasformarsi in un vero e proprio refugium peccatorum ossia covo di consiglieri regionali e sindaci indagati o addirittura rinviati a giudizio, i quali venendo nominati come componenti del nuovo senato godrebbero come tali di immunità parlamentare.La quarta motivazione per cui votiamo No è la mancata riduzione dei costi della politica. Il risparmio eventuale quantificato dalla Ragioneria generale dello Stato ammonta a soltanto 57,7 milioni di euro, ossia a soltanto 0,83 centesimi pro-capite (il costo di un caffè all'anno). La quinta motivazione del no nasce dal voler evitare il rischio di andare verso un premierato assoluto. Invito i cittadini a votare No al referendum".