Un quarto d’ora di applausi per la Madama Butterfly di Giacomo Puccini, nella versione originaria del 1904, diretta da Riccardo Chailly, che ha inaugurato la nuova stagione del Teatro alla Scala di Milano, per la regia di Alvis Hermanis.

Un riscatto per Puccini dopo quasi 112 anni di attesa

La prima versione originaria del capolavoro pucciniano, per il suo debutto che ebbe luogo sempre nel teatro milanese, raccolse così tante polemiche che non venne più messa in scena, fino al momento in cui Puccini non rimaneggiò l'opera.

Secondo il direttore d’orchestra Riccardo Chailly, che ha scelto di eseguire la versione originaria, il successo della prima milanese segna un riscatto, dopo più di cento anni d’attesa, per un’opera forse prima d’oggi non è stata mai compresa fino in fondo: “Con 112 anni di ritardo il valore di quest’opera è stato finalmente riconosciuto. Quando si parla di Butterfly, ed in particolare di questa versione dell’opera, bisogna riconoscere che si tratta del lavoro che ha segnato la svolta nel percorso artistico di Puccini – ha spiegato il Chailly - non è più Bohème, né Tosca, ma un'opera che si sposta verso un altro linguaggio, quello che io chiamo “armonico”.

Dopo un fugato iniziale c'è l'intervallo vietato, il “tritono”, con un suono rude, violento, deciso, e straripante, tutte caratteristiche che di solito non vengono riconosciute alla classica Butterfly che il pubblico è abituato a vedere e sentire. Una "fuga indiavolata" che apre l'opera, come se si trattasse di un presagio per qualcosa di strano che da li a poco sta per compiersi, ovvero il matrimonio tra i due”.

La riscoperta di una nuova Madama Butterfly

Madama Butterfly, a detta di Chailly , sarebbe un’opera che non si finisce mai di conoscere “Crediamo tutti di conoscere quest’opera, ma invece è ad oggi una continua scoperta – ha dichiarato – c’è molto ancora da scoprire in Puccini. Il Coro a bocca chiusa, ad esempio, dà un senso " a- temporale" all’opera, e accompagnato da una viola d'amore, misteriosa, conferisce a questo capolavoro una bellezza straordinaria”.

Applausi per un cast d'eccezione

Applauditissima Cio- Cio San o Madama Butterfly, il soprano Maria José Siri. “Sono molto onorata del fatto che il pubblico abbia apprezzato questa versione dell’opera – afferma la cantante – a mio avviso si tratta dell’unico lavoro di Puccini in cui si assiste ad un cambiamento, uno sviluppo psicologico del personaggio. In questo caso di Madama Butterfly per l'appunto. Lei da giovane geisha, infatti, diventa sposa e madre, per poi essere catapultata in una situazione che forse non aveva di certo previsto, che fronteggia con la morte”.

Apprezzamenti anche per Suzuki, il mezzosoprano Annalisa Stoppa; per Sharpless, console statunitense a Nagasaki, il baritono Carlos Álvarez “Per me Madama Butterfly è un’opera attuale – specifica Álvarez – tocca temi che vanno dal turismo sessuale, alle spose bambine al razzismo.

Un’opera da cui si può ancora imparare”.

Nei panni di Goro, il tenore Carlo Bosi. Lo sposo di Butterfly, il tenente della marina statunitense Pinkerton, è il tenore americano Bryan Hymel.

Una regia che si ispira al teatro kabuki

Una regia semplice con chiari riferimenti all’antico teatro Kabuki “Puccini non è mai stato in Giappone, ma ha saputo raccontarlo in modo abbastanza vivido e preciso. Io - spiega il regista Alvis Hermanis – non essendo mai stato in Giappone, mi sono trovato un po’ nella sua stessa situazione e ho cercato di stuzzicare la mia fantasia attraverso lo studio della cultura giapponese, da qui la decisione di inserire chiari riferimenti al teatro Kabuky“.