La raffinatezza tardo-gotica di Giovanni del Ponte (1385-1437) è la protagonista di una rassegna artistica fino al 12 marzo alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Una scelta ricercata ad opera dei curatori, Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio, che hanno organizzato magistralmente questa esposizione, la prima monografica per questo pittore del primo quattrocento fiorentino.

L’allestimento suggestivo, opera dell’architetto Piero Guicciardini, evoca le atmosfere prospettiche e gli impianti architettonici di Firenze all’epoca.

Vita e stile pittorico

Giovanni di Marco, appellato in seguito “Giovanni del Ponte” per la sua bottega nella parrocchia di S. Stefano al Ponte, nasce a Firenze nel 1385. Iscritto all’arte dei medici e degli speziali, inizia la sua gavetta artistica alla bottega di Spinello Aretino, che con il suo stile ben più ruvido, risulta lontano dall’effigie composta e temperata di stampo giottesco. Tale approccio stilistico segnerà profondamente Giovanni portandolo a seguire questo iter sperimentale verso una nuova concezione mistica dell’arte, una contaminatio tra le anime artistiche più influenti all’epoca quali Lorenzo Ghiberti, Lorenzo Monaco, Masaccio, Masolino e Gherardo Starnina. Una panoplia rielaborata dal proprio filtro personale, non esente da una certa originalità nell’approccio visivo e psicologico alle tematiche raffigurate.

Degli accenni profani in un clima mistico che renderanno il suo corpus artistico peculiare. Durante la fase della maturità artistica il suo interesse volgerà verso i dettami rinascimentali e ne accoglierà gli stilemi, approcciandosi a una visione umanista. Fioriranno composizioni dense di ieraticità, solennità, plasticismo masaccesco, armonizzate all’unisono con tratti e posture di sensibilità tardogotica.

Opere in mostra e collaborazioni museali

Prestigiosi musei come la National Gallery di Londra, Il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Musee Jacquemart-Andrè di Parigi, il Musees Royaux des Beaux-Arts de Belgique hanno dato il loro contributo a questa mostra dando in prestito le loro opere. E’ possibile osservare lo splendore della pregevole “Incoronazione della Vergine e quattro santi”, restaurata recentemente; oppure constatare la delicatezza della “Madonna col bambino in trono” (chiesa della Badia) e la solidità compositiva dell'”Annunciazione tra i santi Eustachio e Antonio abate” proveniente dal Museo di Arte Sacra di San Donnino.

Il museo Horne di Firenze, diretto da Elisabetta Nardinocchi, ha donato in occasione della mostra il capolavoro “la Madonna dell’Umiltà”, simposio di un habitus tardogotico e spirito umanista.

Cecile Hollberg, la direttrice dell’Accademia, ha optato per questa scelta espositiva, dalla concezione dell’allestimento al protagonista stesso, con l’intento di ovviare alle mancanze inerenti lo studio, la ricerca e l’approfondimento di questo singolare artista che ha creato un suo personale linguaggio stilistico, che sapientemente descrive quello che era il sentire di un’epoca dove la bellezza ideale regnava sovrana.