Il visionario e geniale tim burton è a Roma per presentare la sua ultima fatica cinematografica, "Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali", che negli Usa ha riscosso uno strepitoso successo mentre in Italia arriverà nelle sale il prossimo 15 dicembre. Il film, come tutti gli altri, è costruito con i classici stilemi burtoniani: un'avventura fantasy ammantata di horror, una storia di crescita e formazione contro ogni forma di emarginazione e bullismo: "Credo che essere diversi oggi sia molto più complicato rispetto al passato, perchè adesso chiunque può dire qualcosa di brutto contro di te - ha spiegato Burton - oggi c'è un bullismo senza faccia e nome che mi disturba moltissimo, ma è anche vero che la tecnologia da un lato ha migliorato la tecnica cinematografica, ma dall'altro ha distorto completamente la nostra percezione della realtà.

Vai ad un concerto senza gustartelo perchè lo devi riprendere con il cellulare oppure valuti te stesso in base unicamente ai like che ricevi su Facebook ed è una cosa triste, secondo me". Ed infatti il suo film, tratto dall'omonimo bestseller, parla dell'emarginazione al giorno d'oggi attraverso salti temporali tra il presente e gli anni Quaranta.

Un visionario unico

Tra i migliori cineasti degli ultimi trent'anni, Tim Burton è riuscito a cambiare il Cinema statunitense partendo dai fantasy fracassoni degli anni Ottanta e improntandoci gradualmente il suo stile personalissimo (ispirato al cinema gotico inglese della Hammer ed anche all'horror italiano degli anni Sessanta, con una particolare predilezione per Mario Bava) già espresso quando era animatore presso i Walt Disney Studios, che però ovviamente non lo apprezzarono con quei disegni apparentemente sgangherati e senza prospettiva, le atmosfere cupissime e i temi fin troppo audaci per i bambini.

Ma è con Beetlejuice e Batman che Burton si impone su pubblico e critica parlando con il primo della bellezza dell'immaginazione, ma soprattutto con il secondo riuscirà a rivoluzionare l'universo dei supereroi in cui il cavaliere oscuro combatte il crimine più per affrontare le proprie nevrosi che per vero senso di giustizia e dove l'angoscia e i sentimenti negativi restano ben evidenti anche nel lieto fine d'obbligo che non vede però mai la gioia del trionfo completo del bene. Una poetica poi ben sintetizzata in quello che viene oggi considerato il suo capolavoro, "Edward mani di forbice", anche se ogni suo film è un gioiello a parte.