Il nuovo millennio ha tradito le speranze dei teenager. Si è aperto con promesse di rinnovamento che, per strada, si sono rivelate vuote e inconsistenti. A farne le spese maggiori sono stati i giovani, i cosiddetti "Millennials", cresciuti ai tempi del digitale e che, sull'altare del wi-fi e del "sempre connessi", hanno sacrificato tutto il resto: famiglia, amore, studio, relazioni sociali vere. A questo proposito è interessante il libro (a breve in libreria) dello psichiatra Eugenio Borgna, Le passioni fragili. Che fa una lettura critica del problema, parlando apertamente di "depressione e ansia" giovanili.
Malattie del nostro tempo e di una società ormai privata dell'ossatura fondamentale della famiglia tradizionale - il ruolo genitoriale. Sostituito in modo crescente dalla tecnologia, principale responsabile oggi dell'incomunicabilità tra giovani e adulti.
Responsabilità dei genitori
Come evidenzia Borgna nel suo libro, la rottura con i figli è da imputare prima di tutto a quelle che in passato erano le due figure di riferimento principali all'interno della famiglia: il padre e la madre. Il fatto che non siano più capaci di relazionarsi con i figli è connesso direttamente con la perdita di comunicazione che si ritrova in molti casi di vita domestica. Tale mancanza spinge il giovane ad isolarsi (le tecnologie offertegli da internet lo aiutano in questo) e se questa condizione diventa patologica, lo può portare a scelte estreme, come il suicidio.
La famiglia come 'cellula chiusa'
Nel momento in cui i membri di una famiglia vivono proprie vite separate all'interno di uno spazio domestico chiuso, ecco che la famiglia finisce per trasformarsi in "cellula chiusa". In cui i teenager nel loro mondo virtuale da un lato, e, dall'altro, i genitori nel proprio, ma distaccato rispetto ai figli, formano una società che Borgna definisce "autistica".
Una famiglia che sicuramente la tecnologia ha cambiato radicalmente. Tra un padre e una madre sempre più immersi nel lavoro, che la crisi ha contribuito a mettere in primo piano. Ma dove i soggetti più deboli ed esposti sono sicuramente i teenager, perché inesperti delle dinamiche della vita e, per ovvie ragioni, più bisognosi di attenzioni e consigli dati da referenti autorevoli.
Genitori che si sentono eterni figli
Il problema centrale, dice lo psichiatra, è dato dalla perdita del ruolo di riferimento genitoriale. Se da una parte i giovani si rifiutano di crescere, dall'altra manca però una figura solida del genitore. Che spesso equivoca il suo ruolo nell'educazione del proprio figlio e quindi lo deruba di ciò che gli spetta di diritto nella famiglia. Ossia, un punto di riferimento autorevole e solido. Mancando il quale, il giovane perde la fiducia, il rispetto e l'obbedienza che invece dovrebbe all'adulto. Senza contare, poi, che la perdita di una figura di riferimento stabile (che ponga dei limiti, dei divieti e li spieghi contestualmente ogni volta) porta spesso i teenager a comportamenti non sempre a norma e talvolta "a rischio."
L'ansia e la depressione, il male di vivere dei Millennials
Sono le due condizioni tipo dei giovani di oggi.
Eternamente in conflitto con se stessi (si sentono sempre inadeguati) e con gli altri (sono spinti spesso dalla società a entrare in competizione tra loro). L'ansia e la depressione sono malattie comuni dei Millenials, probabilmente acuite dalla diffusione di tablet, smartphone e i social, che, di per sé, portano l'individuo a estraniarsi dal contatto esterno.
Necessità di un'inversione di tendenza
Se è vero che il progresso non si può fermare e la tecnologia non può rinnegare se stessa, è anche vero che una società disgregata non ha futuro. Ciò che è sbagliato non è il web, come non lo sono i Social e i dispositivi informatici in senso stretto. E' sbagliato invece il cattivo uso che se ne fa. In questo senso, un'educazione a un utilizzo consapevole e critico da parte degli adulti sarebbe auspicabile.