Ieri ricorreva il centenario dall'armistizio che ha posto fine alla Grande Guerra: mai ricorrenza, come quella che ha segnato la fine del Nazi-fascismo, ha avuto una celebrazione più sentita. Sì, perché i 72 capi di Stato e di Governo che ieri hanno preso parte alle celebrazioni sotto l'Arco di Trionfo non potevano ricordare il centenario dalla fine della Prima Guerra Mondiale in modo più accorato. Quasi che questa data, così importante per la storia successiva per la nascita della democrazia e dell'Europa, avesse segnato uno spartiacque, un limite invalicabile tra il prima e il dopo.

Un limite necessariamente di non ritorno.

Dichiarazioni di Macron contro ogni nazionalismo

Il premier francese Immanuel Macron è stato sicuramente il paladino delle celebrazioni di ieri a Parigi. Ma non solo perché giocava in casa, ospitando ben 72 capi di Stato e di Governo. Si è distinto per aver preso le difese dei valori di pace e libertà e contro ogni nazionalismo. "Il nazionalismo- ha detto- è contro ogni patriottismo." Non solo. Davanti al presidente americano Trump e a quello russo Putin ha dichiarato che ogni Politica volta ad avere la supremazia a discapito delle altre è da condannare, perché elimina la cosa più preziosa di una nazione, i suoi valori. Chiaro il riferimento alla politica dell''America first'.

Parole di Angela Merkel al Forum sulla Pace

Ai margini delle celebrazioni sotto l'Arco di Trionfo di ieri, un altro intervento, quello della Cancelliera Merkel, è stato molto rilevante. Anche lei, come Macron, si è schierata contro ogni nazionalismo e contro ogni isolazionismo, colpevoli dell'immane tragedia che è stata la Prima Guerra Mondiale.

Ovviamente i riferimenti erano diretti non solo al passato, ma anche al presente. Un presente che corrisponde a due realtà in cui i fermenti nazionalistici possono oggi innescare le stesse dinamiche che hanno portato alla Grande Guerra e che ritroviamo in Italia, in America, ma non solo. Merkel non ha menzionato questi Paesi, ma ha invitato a recuperare quei valori di pace che soli possono assicurare l'equilibrio e la stabilità tra i diversi Stati.

Parole, le sue, che di sicuro non troviamo nei massimi fautori del populismo e del nazionalismo nostrani, Salvini e Di Maio.

Italia di Salvini o Italia degli "indivisibili"?

L'Italia che da 5 mesi è governata da Lega e 5 Stelle sembra non essere tutta l'Italia. Non tutta l'Italia si può dire nazionalista, quindi. Questo è quanto è emerso anche nell'ultima manifestazione contro il governo giallo-verde sabato scorso: in 100mila a Roma hanno marciato contro il razzismo, contro il decreto Sicurezza(approvato in Senato con la fiducia) e contro il disegno di legge Pillon. Insieme al sindaco di Riace, Domenico Lucano, diventato quasi il simbolo dell'accoglienza ai migranti, l'Italia che ha manifestato sotto l'insegna "indivisibili", ha voluto dire No a ogni intolleranza e razzismo.

Non solo. Si è schierata allo stesso tempo contro ogni fascismo e ogni rigurgito del passato volto a ritenere il diverso un nemico da combattere e da gettare oltre i confini. Secondo la logica di Salvini(soprattutto) e di Di Maio. Secondo la logica trumpiana, da cui i due nuovi referenti di governo si sono ispirati.