Un secolo dalla Rivoluzione d’Ottobre. Ma più che il tempo è il nuovo assetto istituzionale a consentire oggi una rilettura a tutto campo di un evento che ha segnato la storia del Novecento. Il centenario diventa così una ghiotta occasione di approfondimento e di riscoperta di una cultura bolscevica nota non alla massa ma per lo più agli addetti ai lavori. In questo processo rientra a pieno titolo il Cinema politico dei grandi registi russi. Pellicole che hanno fatto epoca. Ed è proprio questo l’ambito sul quale, nel mare magno delle celebrazioni di questi giorni, si concentra una interessantissima manifestazione organizzata dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e la Fondazione Gramsci.

Dal 13 al 20 novembre molti luoghi di Roma vengono infatti investiti da “Il progetto e le forme di un cinema politico a cento anni dalla rivoluzione d’ottobre”. Un programma che si dipana in due giornate di studio, ventisei proiezioni di film, due serate speciali ed una mostra. Prestigiose anche le collaborazioni: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Casa del Cinema, Nomas Foundation e il Centro Sperimentale di Cinematografia. Il tutto con il patrocinio delle tre università romane.

Sergej Ejzenštejn e Dziga Vertov a confronto

I riflettori si accendono sull’opera di due grandi registi russi: Sergej Ejzenštejn e Dziga Vertov. “A un secolo – commenta Pietro Montani, uno degli organizzatori del progetto – quando è quasi completata la digitalizzazione delle immagini e dei fenomeni culturali solo in parte esplorati, i tempi appaiono maturi per valutare la vitalità del cinema politico dei due maggiori interpreti dell’avanguardia russo-sovietica”.

Tra gli appuntamenti di approfondimento due convegni alla GNAM, il 13 e 20 novembre. Il primo si concentra sulleInterpolazioni degli stili di Ejzenštejn e Vertov”. “Verifichiamo – spiega Giovanni Spagnoletti, altro curatore del progetto - come due progetti rivoluzionari, molto diversi tra loro e per certi versi opposti, tutto rivolto alle arti quello di Ejzenštejn, proiettato nella vita associata quello di Vertov, possano avere un terreno comune, alla luce delle innovazioni che emergono dalla rete”.

Il secondo incontro sul Ruolo di Hollywood sul comunismo”, si interroga su come l’altra grande potenza della guerra fredda abbia raccontato cinematrograficamente l’Urss, sin dai primi anni Trenta del Novecento.

Una ricchissima rassegna cinematrografica

Ricca la rassegna Il cinema politico in URSS dal 1924 al 1938 alla Casa del Cinema e al Cinema Trevi che si snoda su due linee tematiche.

In primo luogo una selezione dei film più significativi della produzione dell’epoca, dall’altra film dedicati allo sguardo storicizzato. Rientrano nella prima linea tematica "L'uomo con la macchina da presa" del 1929, mentre nell'ambito della seconda tematica si segnalano Lettera al Kremlino girato da John Huston nel 1970 e il documentario "Cronache di una rivoluzione" di quest'anno di Ezio Mauro.