Dalle atmosfere sognanti del pop e del new rock, i La scelta sono nati a Roma nel 2006. Mattia Dal Forno (voce, piano e synth) assieme a Francesco Caprara (batteria e ripercussioni), Emiliano Mangia (chitarra) e Marco Pistone (basso) si sono affacciati alla scena musicale e cantautorale italiana con una spiccata identità. Il genere musicale della band è molto vario: dalla classicità testuale della musica italiana ai ritmi incalzanti di quella internazionale che spaziano dall’Europa e al Mediterraneo.

Nel 2008 si piazzano al secondo posto al Festival di Sanremo nella categoria Giovani, presentando il brano “Il Nostro Tempo” e vincono il premio AFI (Associazione dei Fonografici Italiani).

Lo stesso anno in cui hanno partecipato al concerto del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma. Successivamente, hanno pubblicato il secondo singolo intitolato “La Grande Danza”. Tra il 2011 e il 2012 hanno registrato alcuni brani a El paso in Texas assieme a Fabrizio Simoncini (ingegnere del suono molto famoso e pluri-nominato ai Grammy Awards). Circa un paio d’anni dopo hanno stabilito la collaborazione con Ron, con “Sing in The Rain”, brano con cui Rosalino ha partecipato al Festival di Sanremo 2014. Il testo della canzone è stato scritto da Mattia Del Forno, così come altre tracce del disco del cantautore “Un abbraccio Unico”. Successivamente, la band ha partecipato come ospite ad un tour estivo.

Nel febbraio 2015 il gruppo ha iniziato un grandissimo tour assieme a Ron per otto mesi di concerti nei palcoscenici di tutta l’Italia. Nell’autunno del medesimo anno Ron ha affidato a Mattia tutta la produzione sul nuovo album “La forza di dire Sì”, che comprende 24 duetti con grandi artisti di calibro della musica italiana sulle melodie delle canzoni più conosciute del cantautore.

Inoltre, il disco contiene due inediti intitolati “Aquilone” e “Perdonami”, firmati da Ron in collaborazione con Mattia. A marzo del 2016 è uscito il disco e le entrate vengono donate all’AISLA. Il gruppo ha registrato diverse tracce del disco e ha preso parte assieme ad altri 22 artisti al videoclip di “Una città per cantare 2016”, che si è piazzato primo in classifica su iTunes ed è divenuto per molte settimane uno dei brani più trasmessi in radio.

Ad aprile dello stesso anno è iniziato il “La Forza di dire Sì Tour”, dove la band ha ripreso tutti i grandi successi del cantautore di Pavia. Nel corso dell’estate, è stato pubblicato il singolo-duetto “Aquilone” andato in rotazione radiofonica riuscendo a posizionarsi nella top 10 dei brani indipendenti più trasmessi.

A dicembre 2016 è uscito il singolo intitolato “Tamburo” e nel febbraio 2017 al Festival di Sanremo, Ron ha presentato “L’ottava meraviglia”, brano scritto dai La scelta. Dopo sette anni di distanza dal loro ultimo album, la band è tornata con “Colore alieno”, anticipato lo scorso 7 ottobre dal singolo “Transoceanica”. Per saperne di più su di loro e su questo nuovo progetto, abbiamo intervistato Mattia Del Forno, il leader dei La scelta ed ecco quello che ci ha raccontato.

L’Intervista

Ciao Mattia. Vi siete formati nel 2006 come è nata l’idea di formare questo gruppo? E perché ha avete deciso di chiamarvi La scelta?

“Abbiamo scelto di chiamarci La scelta dopo innumerevoli nomi che avevamo stilato. Poi, abbiamo deciso questo nome che è anche quello del nostro primo disco. Tutto questo è nato dal fatto che per noi suonare insieme è stata una scelta siccome provenivamo da esperienze diverse e da tutto ciò che pensiamo da esseri umani. Quindi, La scelta sembrava un nome appropriato per la band e l’abbiamo mantenuto perché si riferisce soprattutto alla musica da fare insieme. Prima di conoscerci, ognuno di noi suonava con altra band e altri musicisti e poi ci siamo trovati ed è nato questo connubio”.

Il vostro genere musicale ha davvero delle sonorità internazionali, ma allo stesso tempo non abbandona le tradizioni testuali della musica italiana. Siete davvero molto moderni e sperimentali a chi vi ispirate?

“Hai ragione, perché ci piace mischiare un po’ tutte le varie sonorità e ascoltiamo generi differenti. Io scrivendo anche testi miei mi sono molto avvicinato ai cantautori italiani, quindi la parte cantautorale viene da me. Gli altri ragazzi sono un po’ più rock ‘n roll. Poi, mettiamo assieme dei ritmi un po’ più etnici come abbiamo fatto nel pezzo di Sanremo nel 2008. Insomma, abbiamo trovato una sonorità unica. Però, abbiamo sperimentato molto prima di arrivare alla chiusura definitiva di quello che siamo ora.

Comunque, siamo sempre alla ricerca, alla sperimentazione di nuovi stili. Non siamo una band molto integralista di un solo genere ma di diversi generi. La musica è bella per questo, no? Perché permette di divertirti e spaziare seguendo altre orme”.

Avete partecipato a Sanremo Giovani 2008, classificandovi al secondo posto con il brano “Il nostro tempo”. Cosa ricordate di quell’esperienza? Siete soddisfatti o volevate fare di più?

“Ci siamo inaspettatamente trovati a Sanremo e non avevamo una casa discografica. Abbiamo presentato questa canzone e c’era Pippo Baudo che allora era direttore artistico. Infatti, era l’ultimo Sanremo presentato da Baudo e a lui gli piaceva molto la nostra canzone.

La tematica del brano era molto attuale e lo è anche adesso. Infatti, il fatto della multicultura ci circonda anche oggigiorno e questo è un pensiero per aprire un po’ la mente e che ci fa cercare di capire le diversità per apprezzare le differenze. È stata un’esperienza fantastica ed è andata molto bene perché abbiamo vinto un sacco di premi tutti da soli senza una casa discografica alle spalle. Sanremo è un bellissimo palcoscenico ed è un’occasione soprattutto per una band emergente come allora lo eravamo noi. Comunque, abbiamo portato a casa tanta felicità e soddisfazione”.

Inoltre, avete spesso collaborazioni con Ron per il quale avete scritto L’ottava Meraviglia, Sing in the rain e molto altro.

Come vi siete incontrati? E come è lavorare con un grande Big della musica italiana come lui?

“È una bellissima esperienza e una bellissima scuola. È nata prima la collaborazione di scrittura, e infatti ho scritto tante canzoni sia con lui che da solo e alcune di queste sono racchiuse negli ultimi dischi. Poi, ad un certo punto Ron ha deciso di portarci in tour ed è ormai da tre anni che lo continua a fare, e da qui è nata quest’amicizia. Un artista così grande ci può insegnare tanto e ci ha cambiato anche il modo di approcciarci alla musica. Insomma, di essere più diretti e meno cervellotici, andando proprio all’essenza della canzone ed è una crescita constante e continua. Quindi, siamo molto fortunati da questo punto di vista!

E da piccole cose nascono grandi progetti. Quando Ron mi cercò mi face i complimenti per la canzone. Nel 2012 lui stava collaborando ad un nuovo disco e da lì ci siamo trovati bene ed è nato questo connubio e continuiamo tutt’ora a collaborare e a confrontarci. Ora, abbiamo finito il tour estivo che è stata una bell’esperienza”.

Il 10 novembre è uscito il vostro nuovo disco intitolato Colore Alieno, anticipato dal singolo Transoceanica. Potete raccontarci di come è nato questo progetto? E quanto tempo ci avete messo a preparalo?

“È un album che è finito negli ultimi cinque anni e ci abbiamo messo un po’ per pubblicarlo perché avevamo tante idee e tante canzoni. Di queste ultime, ne abbiamo registrate una parte in Texas e una a Roma.

Alcune canzoni nascono molti anni fa e poi sono cresciute con noi nel tempo, migliorando gli arrangiamenti, i suoni e i testi. Il titolo Colore Alieno racchiude un po’ quello che volevamo dare al significato e a quello che siamo noi adesso con la nostra musica e con il fatto di voler sempre cogliere le sfumature. Il sentirci un po’ alieni in questo mondo che tende un po’ all’omologazione dal fatto di voler sempre emulare altri dischi e altri generi. Infatti, per noi attingere a differenti sfumature da poter apportare in musica, ritrova quel “colore” in un’atmosfera che può sembrare agli occhi degli altri un po’ grigia. Nel disco ci sono 13 brani che sono frutto delle nostre esperienze e del nostro cammino.

Uno di questi, è Transoceanica che è questo viaggio fantastico attraverso la musica. Infatti, possiamo chiudere gli occhi e la musica ci può portare ovunque, in qualsiasi posto nel mondo, in qualsiasi galassia e universo. Inoltre, c’è un video molto bello grazie al quale abbiamo preso anche un premio parecchio tempo fa che ci ha regalato una bella soddisfazione”.

Nei vostri video è presente quello stile che ricorda molto i Coldplay. Per caso vi ispirate un po’ a loro?

“Molto ed è una delle nostre band preferite da sempre. Li seguivamo da quando hanno iniziato ad esordire e prima di farsi conoscere al grande pubblico. Inoltre, avevamo una cover band dedicata ai Coldplay e poi abbiamo seguito la strada delle canzoni inedite”.

Ritornando al vostro album, parlate del concetto dell’alienazione. Oggi, il vero alieno è chi si distingue dalla massa e che vuole guardare il mondo con curiosità. Pensate che le persone siano omologate perché ha timore dell’essere diverso oppure non è interessata a dover spiccare tra la società?

“Io penso che abbiamo talmente tanto che poi fermarsi all’essenza e della semplicità delle cose, sia molto difficile a volte il bisogno di cercare di uscire fuori dall’omologazione. Magari, la gente ha anche paura di essere diversa perché viene catalogata come fuori dal tempo. Per noi, invece anche con la musica il tempo è un modo per potersi esprimere. Quindi, dare la propria faccia che è quella dei musicisti che cercano sempre di portare la propria curiosità alla sperimentazione di suoni. Però, è difficile nella vita di oggi trovare quella curiosità e quello spirito che hanno un po’ i bambini che vedono tutto come se fosse una novità, una prima volta. Comunque, se si riesce a mantenere tutto questo, si riesce ad esprimersi nella maniera più semplice possibile. Purtroppo, ti crei un po’ questa regressione perché non ti dai più stimoli e obiettivi e cerchi di assomigliare sempre a qualcuno, oppure di accontenti della noia. Adesso, abbiamo tutto e non ci manca nulla. Siamo un po’ tutti concentrati a guardare il nostro telefonino e non abbiamo bisogno di nient’altro”.

C’è un brano del vostro disco che vi rappresenta meglio o a cui tenete di più?

“Di questo disco, i nostri preferiti sono “Transoceanica” e “Alieno”. Penso che questi siano i brani più rappresentativi del nostro modo attuale di rapportarci al mondo. Poi, ci sono tante sfumature come le canzoni d’amore che rappresentano come viviamo questo sentimento tra cui “Argilla” e “Oro Vero”. In queste ci sono delle frasi che cercano di racchiudere un intero universo di significati. Però, credo che “Transoceanica” e “Alieno” siano quelle che pensiamo in questo momento”.

Potete darci qualche anticipazione sui vostri prossimi progetti, tour o brani? E dove vi possiamo ascoltare?

“L’11 dicembre suoneremo per un evento organizzato dal Papa all’aula Nervi a Roma assieme a Ron e Patty Smith e tanti altri. Insomma, una kermesse molto importante dedicata alla giornata dei poveri. Mentre, in primavera a Roma faremo un grande concerto di cui per ora stiamo definendo la location e gli ospiti. Poi, ci stiamo programmando per l’estate prossima per fare un po’ di date in giro. Comunque, comunichiamo tramite social tutti i nostri eventi futuri per aggiornarvi!”