Ricordo un caro amico di mio padre che era andato a vivere in Libia per lavoro. Aveva trovato un giradischi lì, e ogni tanto comprava un album nuovo (o usato) da ascoltare. Uno di questi era Boys Don’t Cry dei cure, un album tra l’ufficiale e la compilation, comprendente sia singoli che tracce dal disco d’esordio (Three Imaginary Boys, 1978). Una delle tracce presenti era Killing an Arab, la quale veniva riprodotta con noncuranza, senza sapere cosa quella canzone anglofona significasse; per fortuna, né lui né il circondario dovevano essere molto ferrati in inglese.

Aneddoti personali a parte, Killing an Arab è nota per aver creato controversie spiacevoli: alcuni la considerarono un inno all’odio razziale e la band di Crawley dovette prendere delle contromisure, cambiando addirittura il testo in numerose apparizioni live (Killing an Ahab, Kissing an Arab...). Ciononostante, come i fan del complesso ben sapranno, il pezzo vuol essere un tributo a Lo Straniero di Camus e cerca di metterne in luce i momenti salienti. Ebbene, dall'uscita di quel frainteso (e ballabile) singolo sono passati quasi 40 anni: era il 21 dicembre 1978.

Il grande successo

Da lì in poi i Cure conosceranno quasi istantaneamente il successo, proprio grazie ai primi singoli (Boys Don’t Cry, 10:15 Saturday Night…) e allo stile originale che usava il pop con un piglio decisamente punk ma anche molto disco, merito della batteria metronomica di Lol Tolhurst, il batterista primigenio della band.

Già dal primo album, specialmente nella title track, i Cure lasceranno intravedere quello che si prospetterà per il loro futuro: un suono minimale, cupo e atmosferico. La triade composta da Seventeen Seconds(1980), Faith(1981) e Pornography (1982) confermò le aspettative con uno stile che ogni anno diventava più oscuro, facendo dei Cure uno dei gruppi di punta del genere dark, assieme a Joy Division, Siouxsie & the Banshees, Bauhaus e Dead Can Dance tra gli altri.

Dopo la dipartita del bassista Gallup (subentrato dopo il più virtuoso, ma meno disco, Micheal Dempsey), ridotti a un duo, Smith e Tolhurst portarono la band verso sponde più pop, accaparrandosi palati meno fini con uscite più gradevoli e commerciali, quali i singoli The Lovecats e Let’s go to bed (presenti nella compilation del 1983, Japanese Whispers), svolta musicale reiterata nei loro successivi 3 album in studio: The Top(1984), The Head on the Door(1985) e Kiss me, Kiss me, Kiss me(1987).

Alcuni singoli di successo, remix ed album dal vivo, precedettero Disintegration del 1989: un album maestoso, romantico a dir poco, con vari accenni alle sonorità cavernose di un tempo (la famosissima Lullaby, Last Dance...) e arrangiamenti maniacali (Prayers for Rain, Untitled...). Un concept album eccellente, considerato “il miglior album di sempre” da Kyle Brofloski della serie animata South Park. Seguirà tre anni dopo Wish, un album più leggero, che inaugurerà una serie di uscite poco memorabili alternate a singoli più o meno di successo (l’hit radiofonica Friday, I’m in Love). Con l’aprirsi degli anni duemila, le uscite si fanno più scarse, ma la voglia di suonare non manca di certo. Chi è stato tanto fortunato da assistere a una loro esibizione live infatti ha potuto gioire di una scaletta chilometrica, difficilmente sotto le 30 canzoni, e numerosi encores.

Vale citare almeno alcuni album che hanno immortalato la potenza dei loro concerti all’apice del successo: Concert, del 1984, soffre il limitato spazio dei 33 giri, che rende impossibile testimoniare la durevolezza dei Cure live, ma a questo proposito arriverà Show del 1993, un doppio album disponibile anche in versione “estesa” con i vari videoclip della band.

Quest'estate la celebrazione a Londra

Un ottimo curriculum, dunque. E dopo quarant’anni di trasformazioni musicali e interminabili spettacoli attorno al globo, direi che una celebrazione è d’obbligo. Il 7 luglio 2018, all’Hyde Park di Londra, un giorno dopo Roger Waters e uno prima di Eric Clapton, i Cure faranno ciò che fanno meglio, accompagnati da Interpol, Goldfrapp, Editors e Slowdive tra gli altri, nell’unica data europea dell’anno.

Una prevendita speciale è già stata aperta (e chiusa poco dopo) alle 9 di stamattina. Per le prevendite generali bisognerà aspettare il 15 di questo mese. Quindi, cari voi fan, se siete liberi tra 7 mesi circa, avete qualche soldino da parte e non avete mai visto i Cure, questa potrebbe essere un’occasione golosa per festeggiare l’anniversario di una delle band più influenti degli ultimi tempi. Oh, Mersault!