Napoli è un pozzo di storia e bellezze paesaggistiche, cui vanno ad aggiungersi centinaia e centinaia di storie misteriose e di leggende, che contribuiscono a renderla un luogo magico e spesso incomprensibile. Non tutti conoscono, ad esempio, la leggenda del coccodrillo egiziano trasportato al Maschio Angioino tanti e tanti secoli fa. La sua collocazione nei pressi delle mura fu opera dei Borbone o degli Aragonesi? Scopriamolo insieme...

Il Maschio Angioino (o Castel Nuovo)

Il Castel Nuovo (noto ai turisti e agli stessi napoletani col nome di Maschio Angioino) è collocato a diversa centinaia di metri da Piazza Municipio ed è tuttora luogo oggetto di grande interesse socio-culturale perché frequentemente adibito a "sala mostre" (recentissima quella nel mese di dicembre, sul pittore Ligabue) e sede della Società napoletana di storia patria.

Ma non è di questo che volevamo parlarvi, o meglio non in questa sede, che riteniamo al contrario più idonea per raccontarvi uno dei tanti misteri che avvolgono l'antica roccaforte angioina: la celebre leggenda napoletana del coccodrillo.

Croce e le prime testimonianze sulla celebre leggenda del coccodrillo

Grazie agli scritti del celebre storico e filosofo napoletano, Benedetto Croce, si è progressivamente ricostruito l'iter di questa celebre leggenda che ha inevitabilmente anche dei riscontri con la realtà: stando a quanto si apprende grazie alle sue preziose testimonianze, pare che vi fosse una cella, all'interno del Maschio Angioino, dove venivano crudelmente gettati tutti quei prigionieri che andavano puniti severamente.

La stranezza? Tutti coloro che avevano messo piede in quella cella tenebrosa non sarebbero mai più stati avvistati, né vivi né morti. Sulla vicenda cominciarono a sollevarsi varie ipotesi, alcune anche particolarmente strambe: il mistero si risolse qualche tempo dopo, con l'avvistamento di un coccodrillo che afferrava con le fauci un prigioniero, poi divorato brutalmente sott'acqua.

Sul trasporto del coccodrillo in terra partenopea esistono due versioni ufficiali: la prima vuole che l'alligatore sia stato portato a Napoli dall’Egitto per volere della regina Giovanna II, moglie adultera di Giacomo di Borbone, che provvedeva a sbarazzarsi dei suoi amanti dandoli in pasto alla bestia. Altri raccontano invece che il coccodrillo fu condotto dal re di Napoli, Ferrante d’Aragona, che gli diede in pasto numerosi Baroni protagonisti di una congiura ordita ai suoi danni: per evitare qualsivoglia accusa, il re pensò bene di gettare in pasto una coscia di cavallo all’alligatore, cui toccò una fine tutt'altro che dignitosa: morì infatti qualche minuto dopo per soffocamento.