Cappuccetto Rosso è una delle fiabe europee più popolari al mondo, di cui ne esistono diverse varianti. Le versioni più note sono quella di Charles Perrault scritta nel 1697 e quella dei fratelli Grimm del 1857. A Milano, lo scorso venerdì, è andata in scena una rappresentazione completamente rivisitata dove il personaggio principale, Cappuccetto Rosso, non è più una bambina ma diventa un uomo senegalese nella savana. Il nome di questa nuova opera teatrale è "Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese", spettacolo nato tra la collaborazione del Teatro delle Albe di Ravenna e un organizzazione teatrale africana chiamata Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye, che nel villaggio Diol Kadd in Senegal portano avanti il percorso intrapreso da Mandiaya N'Diaye, un attore africano del Teatro delle Albe morto nel 2014.
La bambina della fiaba diventa un africano
Una delle più conosciute fiabe europee si mischia con la tradizione africana, tra gli attori in scena c'è Adama Gueye e Fallou Diop, oltre ad altri italiani e musicisti come Simone Marzocchi, trombettista e compositore. I produttori definiscono la loro opera come un intreccio di tradizioni e lingue per dare vita a qualcosa di originale, come ad esempio: il bosco di Cappuccetto Rosso si trasforma nella savana e il lupo cattivo diventa una iena. La rappresentazione è andata in scena all'ex ospedale Pini di Milano, un riadattamento della fiaba che potrebbe considerarsi una vera e propria nuova opera dati i molti cambiamenti apportati.
I protagonisti dell'opera non parlano neppure in italiano, ma in wolof, la lingua ufficiale del Senegal; l'ambientazione non sono i verdi boschi tedeschi ma una landa assolata africana dove i protagonisti sono due adulti.
Il messaggio che vuole essere trasmesso attraverso quest'opera è, secondo il regista Alessandro Argnani, il contrasto all'ignoranza che ci porterebbe ad avere paura dell'altro. Non più dunque la metafora del lupo che simboleggia il maschio predatore da cui guardarsi per una piccola donna ma il viaggio attraverso la savana dei protagonisti per raggiungere la propria realizzazione, simboleggiata sempre dalla casa della nonna.
Un mondo delle fiabe in salsa africana che vuole sbriciolare le frontiere artistiche ma anche quelle etno-linguistiche. L'opera fa parte della rassegna estiva "Da vicino nessuno è normale 2018", lo spettacolo è andato in scena alle 19:30 e in replica alle 21:45 di venerdì scorso.