Le tragiche ciscostanze in cui è morto Stefano Cucchi sono raccontate nel film 'Sulla mia Pelle', diretto da Alessio Cremonini e prodotto da Netflix. Nel cast, insieme ad Alessandro Borghi (nel ruolo di Stefano), anche Jasmine Trinca (la sorella Ilaria) e Max Tortora (il papà Giovanni).

La storia nuda e cruda dell'ultima settimana di vita del giovane ex tossicodipendente, costretto ad aspettare una morte ignobile, in solitudine e completamente stordito dalle percosse subite la notte del suo arresto, è fuori e disponibile alla visione.

Che sia al Cinema, su Netflix, piuttosto che in eventi pubblici, l'unica cosa che conta sembra essere la diffusione di una storia tanto straziante, quanto vera.

Ecco perchè molte associazioni, collettivi studenteschi e spazi autogestiti, hanno deciso di proiettare il film gratuitamente malgrado le norme relative al copyright imposte da Netflix.

L'attesa è stata tanta e tante da subito sono state le critiche. Dall'annuncio ufficiale del film tramite il trailer fino alla presentazione al Festival di Venezia lo scorso 29 agosto, in cui è stato trasmesso in apertura della categoria Orizzonti. Oggi, a solo un giorno dall'uscita sui grandi schermi e su Netflix (in 190 Paesi), è già acclamatissimo e la scelta di come vengono narrati i fatti sembra mettere tutti d'accordo, i motivi sono riconducibili all'abilità degli attori e all'importanza sociale che assume la storia.

Gli attori: Borghi, Trinca e Tortora

Alessandro Borghi ha dichiarato di essere dovuto dimagrire più di 10 chili per poter interpretare al meglio il personaggio (che nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte pesava 43 chili). I panni di Stefano, erano i panni degli "ultimi" e questi generalmente sono panni molto difficili da vestire e ruoli molto complicati.

Inoltre, in un'intervista rilasciata a un noto quotidiano nazionale, dice che per dare giustizia al suo personaggio, l'attore ha dovuto estraniarsi dalla sua considerazione sulla faccenda e recitare, adattandola al grande schermo senza prenderne troppo le distanze.

Anche Jasmine Trinca risulta impeccabile nel rappresentare il coraggio e la determinazione di Ilaria Cucchi, una donna che dal giorno della scomparsa del fratello non ha mai esitato nella lotta condotta alla ricerca della verità.

Max Tortora infine, racconta un padre rassegnato e disperato, ma soprattutto impotente di fronte allo strano andamento dei processi metti in atto dalle istituzioni che gli hanno impedito di prendersi cura di suo figlio in quella tragica settimana.

Una storia da raccontare

Il contenuto di questo film è solo l'inizio di una storia che dovrebbe essere di rilevanza nazionale, in quanto quello di Stefano Cucchi non è un caso isolato. Le morti nelle carceri in Italia sembrano essere frequenti. Nel 2009, anno della morte di Stefano, furono registrati 172 casi di decesso in carcere e non tutti sono spiegabili con il suicidio. Molte sono morti sospette e ricche di segreti e misteri.

Grazie all'intensità emotiva di questo film, ora sarà più facile far arrivare a tutti i dettagli della prima parte della lunga storia di Stefano.

La parte in cui era ancora vivo. La parte in cui qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato e ha fatto sì che questo giovane uomo morisse a 31 anni nel reparto di medicina protetta dell'ospedale Pertini di Roma, che morisse in soli 7 giorni, abbandonato a se stesso e ai suoi dolori, gli ennesimi ad averlo tradito.

La seconda parte della storia invece, è piena di colpi di scena che pian piano vengono fuori anche e soprattutto grazie alla tenacia di Ilaria che la racconta attraverso i suoi social.

La fine invece non è ancora scritta, considerato il rinvio a giudizio tre Carabinieri con l'accusa di omicidio preterintenzionale e altri due con l'accusa di calunnia e falso in atto pubblico.

Il cast del film e la famiglia Cucchi con questo film vorrebbero una sentenza definitiva, ma per ora si augurano che quanta più gente possibile venga a conoscenza dei fatti accaduti a Stefano negli ultimi giorni della sua vita.