"Il mio film Sensazioni parte dal concetto che noi esseri umani siamo fatti di sensazioni e la poesia, secondo il protagonista, è il dire ed il condividere le sensazioni di cui tutti noi siamo fatti". Lo afferma il regista Ferdinando De Laurentis a proposito del suo ultimo lungometraggio che verrà proiettato al "Cinecolonne" di Rovigo il prossimo 6 dicembre. Un film la cui essenza è tratta dall'omonimo libro di Sergio Gnudi ed il territorio polesano, come precisa ancora il regista, diventa ispiratore delle sensazioni vissute dai protagonisti.

La trama del film

"Il film racconta di due anziani coniugi - chiarisce De Laurentis - lui è agli ultimi giorni di vita e lei decide di mostrargli 10 mucchietti di fotografie che, in qualche modo, gli faranno rivivere 10 sensazioni. Al centro vi sono le sensazioni che poi sono il nutrimento stesso della vita. La poesia se non è sensazione che altro è? Le 10 sensazioni dell'opera sono legate ad una storia che ha un "preludio", ad un "intermezzo" e ad un "epilogo", come nel libro di Sergio Gnudi da cui è tratta la sceneggiatura del film. Dalle foto al racconto visivo attraverso il meccanismo del ricordo filmico. E' una storia d'amore intensa che nasce da una fortissima intesa culturale: è il Polesine al centro della vita dei due protagonisti e nell'ultimo tratto del "viaggio" si vedono luoghi di un Polesine inaspettato, non noto ma dalle vibrazioni intense.

Il racconto è reale, talmente reale che a volte sembra che la fantasia prenda il sopravvento. E' un film di sensazioni, di personaggi, di luoghi, come nella tradizione del Cinema italiano italiana del Secondo Dopoguerra".

L'ambientazione negli Anni Settanta per una riflessione oltre il tempo

"La collocazione del film negli Anni Settanta aggiunge il fatto che si tratti di un periodo storico che ho vissuto - precisa il regista - e in cui mi sono formato secondo i temi che venivano affrontati in quell'epoca.

Fra giovani si parlava spesso di poesia, di arte, di cinema, di argomenti a sfondo sociale e politico che sono stati parte integrante della mia vita e stimolo per realizzare dei progetti. Nel film si sente in sottofondo una radio privata, simile a quella in cui ho iniziato a trasmettere a 16 anni con i programmi classici dell'epoca in cui non solo si faceva ascoltare la musica ma si raccontavano i significati dei testi.

La libertà che noi giovani inseguivamo nel film è resa da un gruppo di ragazzi che con un registratore a batterie ascoltano e ballano una musica sull'argine del fiume. Eravamo anticonformisti. Il protagonista indossa il mio eskimo di allora e i miei Rayban comperati nel 1974. Un'epoca che mi ha dato molte sensazioni".

Radici introspettive e legamenti di memorie, relazioni, sentimenti

"Il film ha certamente questa caratteristica: raccontare per sensazioni spaccati di vita, di rapporti, di esperienze di qualsiasi tipo. Solo in tarda età il protagonista sposa la donna della sua vita, anche se l'aveva frequentata in gioventù. Ma il film non è legato ad una trama e questo permette, spero, allo spettatore di vivere le stesse sensazioni raccontate nel film, vissute al momento delle riprese, inventate, incontrate, improvvisate nel momento stesso in cui la telecamera veniva accesa.

Non solo, le sensazioni si mescolano. Grazie a Massimo Barbuiani, abbiamo potuto girare ad Adria in un luogo poco conosciuto e magico.

Centrale l'amore per l'arte

"Il film esplica un grande amore per i linguaggi dell'arte. Ogni arte ha un suo linguaggio ed il cinema ne ha uno che non è popolare. Pochissime persone lo conoscono. Un film non si va a vedere per quello che racconta, ma per come racconta una storia. Lo stile è tutto. Per questo ho scelto di fare un film lento, lontano dal linguaggio televisivo ed il più possibile vicino al Cinema Neorealista italiano. Ho cercato di sfruttare al massimo le inquadrature limitando al minimo i dialoghi nei quali ho cercato di mantenere la poetica e, soprattutto, le parole scritte da Sergio Gnudi nel suo libro.

La collaborazione con l'autore è stata ottima. Ci siamo capiti al volo. E' uno scrittore che misura le parole con la giusta profondità e la qualità della sua scrittura è quanto di meglio possa desiderare un regista o uno sceneggiatore per adattarla al grande schermo".

Riprese con l'utilizzo dei droni

"I droni di Pierluigi Begossi e Riccardo Fozzato sono per noi un bel lusso che permette di raccontare qualcosa di più. Non usiamo i droni per mostrare le immagini semplicemente dall'alto, ma per raccontare ciò che altrimenti non potremmo fare. L'inizio e la fine del film sono rappresentano, inoltre, due momenti salienti che non posso svelare, due racconti particolari ed emozionanti. Un ruolo importante giocano anche le musiche, una vera e propria suite composta da Guido Fezzato e la fotografia con le luci sapientemente individuate da Giulio Pola".

Un film presentato alla 75^ Mostra del Cinema di Venezia

"A settembre 2018 il film è stato proiettato a Venezia 75 per la sezione Regione Veneto. Il tema è duplice: la poesia e la parte autobiografica. Parlo del mio modo di concepire l'amore, parlo di mia moglie, dal mio punto di vista una dichiarazione in pieno stile. Dopo la programmazione del 6 dicembre al "Cinecolonne" di Rovigo, proseguiremo a partire da gennaio 2019 con la proiezione in almeno altre 15 città italiane".