Dal 1 novembre si può visitare al Palazzo delle Arti di Napoli la mostra dell'incisore olandese Escher. Chi non si è mai interrogato, infatti, su un'opera di Maurits Cornelis Escher incisore olandese tanto caro agli architetti, i disegnatori, i creativi ed i pubblicitari? Non stiamo parlando di un'artista molto conosciuto ma subliminalmente le sue creazioni - magari non conosciute propriamente - fanno oramai parte dell'immaginario collettivo. Ora - e fino al 22 di aprile del 2019 - le sue incisioni sono visionabili ed audiospiegate al Pan di Via dei Mille a Napoli.

Olandese del 1898, - morì nel 1972 in patria per un cancro - fallì negli studi e incominciò a cercare la sua strada camminando nei Sud del mondo e soprattutto nel nostro Sud Italia dove dal 1931 dimorò con continuità ed a Ravello conobbe anche il suo amore Jetta Umiker che gli diede una numerosa prole. Escher nelle falesie terrazzate di Ravello, Atrani ed Amalfi trovo quella costa che costituì poi la base della sua spaziatura sintetica e fantasiosa. Trekker ante litteram nella sua immensa produzione di xilografie e litografie privilegiò la tecnica rispetto all'oggetto: quando andò via dall'Italia produsse soprattutto opere astratte e geometriche. Famoso anche per le sue didascalie esplicative fulminanti, quasi che le parole non fossero per lui determinanti.

Il rapporto particolare di Escher con il Sud della Costiera amalfitana

Matematica, filosofia, ricerca di un'esaustiva spazialità che tenesse assieme fantasia e ciclicità dell'esistenza, queste le sue caratteristiche che pose alla base di opere che ancora oggi sono totem di senso per una svariata molteplicità di intelligenze.

Nella mostra partenopea curata da Artemisia molte sezioni sono dedicate alla sua esperienza al Sud d'Italia con cartelli esplicativi, ma noi consigliamo anche di partecipare ad esperienze di trekking urbano a Ravello organizzate dal team Cartotrekking (per info: 3711758097): qui le prospettive distorte, la tassellatura dello spazio, le scale costituiscono il nucleo fondante di quello che poi in opere come "Metamorfosi 2 (1939)" e "Relatività (1953)" saranno esplicite.

Le case sgarrupate di Atrani, la citazione del campanile di Santa Maria Maddalena di Atrani, i carrubi della Costiera saranno i soli momenti descrittivi di un'arte che privilegiò soprattutto lo spazio. "Il mio cuore non potrebbe assorbire con maggiore gratitudine (…) l'atmosfera in cui mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti ed inattesi che mi offrono ogni giorno in questo posto benedetto". Un Sud alla Borges calato nella più divina delle Costiere: quella amalfitana.