Università e centri studi si occupano veramente di tutto: e non è un caso infatti se vengono compiuti studi sui gusti musicali o sulle abitudini di persone o gruppi sociali. L'ultimo studio che è veramente interessante riguarda infatti il gusto musicale delle persone credenti e di quelle non credenti.

I metallari, come vengono chiamati in Italia, sono persone quindi aperte, e pronte ad accettare persone di ogni ceto sociale, cristiani inclusi. E viene da chiedersi quale sia l'opinione degli stessi musicisti metal, come Bruce Dickinson ad esempio.

Analizzando lo studio comunque, l'aspetto significativo che viene sottolineato è come possa esistere una correlazione significativa tra la religiosità e la musica che si ascolta.

Differenze di gusto musicale

Secondo un recente studio esistono importanti e significative differenze nel gusto musicali tra le persone religiose e tra quelle non religiose, così come tra persone attive e molto praticanti e quelle poco praticanti. Lo studio è stato condotto dal docente australiano di sociologia Haydn Aarons che ha scritto che 'più gruppi teologicamente conservatori cristiani hanno anche molte più probabilità di evitare forme popolari di musica rispetto ai non religiosi'.

E, allo stesso tempo, i fedeli cristiani devoti 'hanno aperto la strada a generi sofisticati come la musica classica e l'opera, mentre tra i frequentatori regolari delle chiese, il 43% è solito frequentare regolarmente concerti di musica classica e opere, rispetto al 29% di quelli che non frequentano mai la chiesa.'

Incitamento alla violenza

Secondo il sociologo, i cristiani e gli ecclesiastici impegnati tendono ad evitare generi duri come 'rock, heavy metal e rock alternativo', forse perché avvertono un grado di 'avversione morale basata su un esplicito incitamento al sesso e alla violenza associati al contenuto dei testi'.

Non è quindi un caso se le persone più religiose preferiscano la musica classica, essendo questa 'meno esplicita su questi temi e centrale in alcune liturgie cristiane'.

Lo studioso inoltre mette in guardia dall'evitare facili pregiudizi circa le persone che sono solite ascoltare heavy metal e che ingiustamente vengono spesso raffigurate come solitarie, violente, drogate o disadattate.

Il sociologo infatti evidenzia che 'ci sono pericoli nel mescolare la morale e la musica.' Quindi generi musicali come il jazz, il rock, o l'heavy metal e il blues vengono spesso demonizzati, e non a caso molti usano l'espressione "musica del diavolo", proprio per il fatto di essere stimolo e incitamento di passioni particolari, di cui però alla fine si appropriano quegli stessi gruppi religiosi.

Secondo Haydn dal suo studio emerge come questa forma di disagio persista ancora 'nelle sue forme secolari'.

Chissà se presto verrà fatto uno studio sulla musica Reggae, recentemente dichiarata patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco.