"Le palme ondeggiavano dolcemente. L’aria entrava fresca in gola... Era una respirazione differente, nuova. Al di là della spiaggia un giardino curato. Il verde spumeggiava... smeraldino come le onde del mare". Inizia così il romanzo di Francesco De Luca, dove lo vediamo nei panni di DeLuFa, protagonista e narratore di un'intensa storia dove egli stesso sopravvive e rinasce allo stesso tempo.
Il titolo di questo libro è: Karma Hostel. Romanzo che, prima ancora di essere pubblicato ufficialmente, ha dovuto attraversare una tempesta in alto mare. Come dice però De Luca, alcuni dei più grandi sognatori nella loro vita, hanno anche rischiato la morte per i propri ideali. Così dopo un lungo peregrinare, Karma Hostel ha visto la luce per mano di Giordano Lupi, direttore de Il Foglio Letterario.
DeLuFa: un 'laowai'
Un laowai, significa uno straniero, DeLuFa lo era terribilmente, più nell'anima che per il fatto di parlare la lingua cinese in modo eccellente. Il suo arrivo in questo villaggio di pescatori viene accolto con diffidenza dalle persone del posto.
Un italiano con gli occhi che brillavano come diamanti, con un sorriso che faceva pensare al Sole, con l'anima di un fuggitivo era molto anomalo. La storia inizia in questo piccolo villaggio, Houhai, lontano dall'Italia, lontano da Pechino e lontano dalle ferite al cuore. Solitamente le storie ambientate in posti meravigliosi: con ostelli, palme, sole, surf e ogni tipo di sregolatezza, si potevano leggere o vedere in qualche libro o film ambientato in America. Karma Hostel stupisce. Il protagonista racconta attraverso i suoi occhi e le sue pulsioni, tra luci e ombre, la storia di una Cina come, forse, mai nessuno ha fatto.
L'ostello rivoluzionario
Il romanzo è ricco di figure allegoriche, retoriche, riferimenti metafisici e filosofici, nonché letterari, tanto che il bagaglio culturale-ideologico dell'autore trasuda dalle pagine, non più anonime di un libro sul surf in Cina, che nessuno si sarebbe aspettato.
De Luca non si è fidato e nemmeno ha sepolto le sue "Anomalie", (raccolta di poesie edita da Terre Sommerse dello stesso scrittore), altresì ha dato vita a una storia cruda, vera, a tratti angosciante che ti porta a sprofondare nelle acque più buie dell'oceano e a risorgere con un Dio. DeLuFa e i suoi amici mettono in piedi un ostello che per molti sarà un rifugio, per altri un santuario e tra ricchi, sfasciati, delusi e curiosi si intrecceranno respiri, esaltazioni e completa libertà. Così con questa frase l'autore riassume quella che è la sua visione, forse è più giusto dire la sua missione: "E invece no, non è per questo. Non mi sono neanche fidato delle storie dei padri, e ho cercato qualcosa che non poteva esser trovato; ho cercato il suono delle campane lì dove non vi sono chiese; ho visto la putrescenza e la rinascita tra le foglie secche e i sanpietrini di Roma, là dove non c’era né Roma né foglia; ho trovato e perso l’amore lì dove regnavano altre forme di verità e di amore; e ho vagato senza ossigeno, in apnea costante, utilizzando altre sostanze, altre atmosfere e sono sopravvissuto".