Giovanni Morbin ha partecipato all'Arte Fiera 2024 di Bologna, dove ha presentato il suo autoritratto intitolato "Ozionismo". Blasting News lo ha intervistato per approfondire il significato del suo lavoro, scoprire le fonti di ispirazione e conoscere i suoi progetti futuri. Laureatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, ha completato il corso di pittura nel laboratorio di Emilio Vedova. Attualmente svolge l'incarico di professore di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico "U. Boccioni" di Valdagno, in provincia di Vicenza.

Dalla laurea, la sua ricerca si concentra sugli atteggiamenti umani, utilizzando la performance come mezzo privilegiato per esprimere le proprie idee.

Nel 1993 ha presentato l'opera "Forme di comportamento", seguita l'anno successivo dall'invenzione dello "Strumento a Perdifiato", un dispositivo finalizzato alla comunicazione con se stessi. Nel 1995 ha fondato Superficie Totale come piattaforma per le sue performance artistiche. A partire dal 2002, Morbin si è dedicato all'Arte del ritratto e al design d'interni all'interno del progetto "Non sto più nella pelle", realizzando ritratti su commissione con il sangue del committente.

Giovanni Morbin: 'Mi ispiro all'azione in generale e il dolce far niente non mi appartiene'

Potresti spiegarci questa scelta di farti un ritratto intitolato "Ozionismo"?

"I lavori si riferiscono al manifesto poetico presentato a Vienna nel novembre scorso.

Questa dichiarazione poetica fa capo ad un manifesto che si chiama "Ozionismo manifesto orizzontale". Quindi, ozionismo non in contrapposizione all'azionismo viennese ma come rinnovamento di una gestualità che in questo caso è originata da una posturalità che allude all'assenta di azione, di movimento e al mondo in cui un termine latino come l'otium, che rappresentava l'attività dei poeti e filosofi.

Oggi invece assume tristemente una connotazione negativa, descrivendo una scelta negligente. Una grossa parte dei lavori rappresentati sono formalizzazioni provenienti da questo tipo di azioni a sottolineare che lo stare con le mani in mano, nel girarsi i pollici, nello stare con le mani conserte non è che non si produce niente, ma si immagina e si genera forma".

Come ha capito che in realtà girandoti i pollici si produce qualcosa contrariamente a quello che si pensa?

"L'ho capito, perché ogni termine contiene una sua contraddizione. Spesso non c'è una riflessione approfondita sull'uso delle parole oppure non prestiamo troppa attenzione all'evoluzione della parole che tradiscono l'origine etimologica. Quello che volevo fare con questo gruppo di lavori era proprio mettere in risalto la contraddizione di un termine che è spesso usato e abusato".

Quali le ispirazioni o i riferimenti?

"Non ho dei riferimenti esterni. Mi ispiro al fatto che mi occupo di corpo e comportamenti e sono molto legato alla performance. Quindi, mi ispiro proprio a questa condizione, all'azione in generale e all'origine di certi gesti e di certe azioni.

Comunque, il dolce far niente non mi appartiene".

Quali sono i prossimi lavori che farà?

"Ho appena concluso la quinta personale in quattro mesi e quindi per il momento mi godo un po' di riposo. Dalla primavera inoltrata in poi, ho una serie di progetti in Italia e all'estero, che comprendono in maniera specifica anche appuntamenti non tanto espositivi, ma più performativi".