L'opera 'Ecce homo', riemersa nel 2021 a Madrid, dal 28 maggio sarà esposta e visibile al Museo del Prado. Questo grazie alla concessione del suo nuovo proprietario che ha chiesto di rimanere anonimo.
In un primo momento, il dipinto era stato attribuito a un artista minore. Secondo però la valutazione di una équipe di studiosi e esperti di arte, è del pittore italiano Caravaggio. In seguito alla segnalazione ricevuta dal museo, il Ministero della Cultura spagnolo si è attivato per dichiarare l'affresco 'bene di interesse culturale', al fine di garantirne la permanenza nel territorio e ogni necessaria procedura di salvaguardia.
Le caratteristiche e la storia del dipinto
Il dipinto di olio su tela, che misura 111 per 86 centimetri, rappresenta il passo biblico dell'Ecce Homo, nel quale Gesù Cristo viene presentato alla folla prima della sua crocifissione. Si presume che risalga al periodo tra il 1605-1609, ma è arrivato in Spagna presumibilmente nel XVII secolo. All'epoca di Filippo IV entra a far parte delle collezioni reali restandoci fino al periodo delle invasioni napoleoniche. In seguito diventa di proprietà della famiglia Pérez de Castro, della quale faceva parte anche un reputato diplomatico e politico del XIX secolo, che si chiamava Evaristo. Dal 2021 è custodito presso la galleria d'Arte Colnaghi. Successivamente viene messo in vendita all'asta, con un prezzo pari a 1.500 euro, presso la casa d'aste Ansorena di Madrid.
Il dipinto, inizialmente era stato attribuito al pittore Josè de Ribera, mentre di recente è stato confermato che si tratta di un affresco di Caravaggio.
Il team di esperti di arte
L'opera, venuta alla luce tre anni fa, è stata oggetto di un processo di valutazione attento e discreto da parte di alcuni specialisti e studiosi, anche di nazionalità italiana.
Tra essi ci sono Maria Cristina Terzaghi (Università Roma Tre e comitato scientifico del Museo di Capodimonte di Napoli), Giuseppe Porzio (scrittore e storico dell'arte), Keith Christiansen (commissario del Metropolitan Museum of Art), Giuseppe Porzio (Università di Napoli). Lo specialista Andrea Cipriani che insieme al suo team si è occupato del restauro e Claudio Falcucci, il quale ha portato avanti una profonda analisi diagnostica del dipinto, in qualità di ingegnere nucleare specializzato nell'utilizzo di tecniche scientifiche per lo studio e la conversazione del patrimonio culturale.