Nel 2015 il Presidente egiziano Al-Sisi aveva suggerito agli Imam di mettere in atto una rivoluzione religiosa, al fine di dimostrare al mondo intero che Islam non vuol dire morte e distruzione.

L’antefatto

Il monito, che ha spinto dopo due anni le massime figure rappresentanti della religione a mettersi a disposizione della comunità per rispondere a qualsiasi domanda, veniva direttamente dal Presidente dell’Egitto Abdel Fattah Al-Sisi. L’esponente politico, infatti, aveva affermato che il mondo intero stava aspettando che gli Imam si esprimessero e condannassero non solo gli atti di terrorismo che a nome dell’Islam si realizzano ormai in ogni parte del mondo, ma esprimessero la propria anche sugli episodi di violenza ai danni della comunità cristiana copta che è vittima di questi atti da un lunghissimo periodo.

Gli attacchi infatti si realizzano ogni mese da circa quattro anni.

L’esperimento sociale

Per rispondere all’appello lanciato da Al-Sisi, gli Imam dell’Università di al-Azahr hanno mandato alcuni loro colleghi in diverse stazioni della metropolitana del Cairo, al fine di realizzare un vero e proprio esperimento sociale. L’indagine si pone come vero obiettivo quello di contrastare la radicalizzazione, cercando di aiutare quei giovani che si sono immessi su una strada sbagliata; altro scopo della ricerca è però cercare di mantenere la figura religiosa vicina ai giovani, in modo che essi possano rivolgersi agli Imam per chiarire i vari dubbi religiosi.

Tra i fedeli serpeggia il rischio arresto

Sebbene tra i vari giovani che partecipano all’iniziativa rivelando i loro dubbi ci sia chi ammette di essere stato sottoposto a propaganda terroristica su internet, numerosi egiziani non sono convinti dell’iniziativa.

Ai partecipanti che vogliono rivolgere una domanda agli Imam, infatti, viene chiesto di lasciare il proprio numero di telefono, le generalità, luogo e data di nascita, ed infine il numero di carta d’identità. Per questa ragione, alcuni di loro temono che se qualcuno rivolgesse domande o facesse affermazioni che potrebbero apparire come estremiste, verrebbe segnalato o controllato dalle autorità di polizia.

Gli Imam tuttavia rassicurano: è solo una procedura standard.

Il supporto dell’università egiziana

Secondo il segretario generale dell’Università, Mohi Al-Din Afifi, questa iniziativa è la strada giusta da seguire per comprendere la comunità, ed afferma che ben presto l’esperimento toccherà altri luoghi di diverse città.