Mancano poche ore alla mezzanotte, ora in cui scocca il 25 dicembre, la festività in assoluto più amata dai bambini. E il soggetto principale dei festeggiamenti non ha bisogno di presentazioni: ha una lunga barba, veste di rosso, viaggia su un carro trainato da renne, e porta regali una volta l'anno. Signore e signori, ecco a voi babbo natale.

Eppure è affascinante vedere come, tra aspre critiche da un lato sulla laicizzazione del Natale, e dall'altro sull'ipocrisia nel far propria una festa riconosciuta su scala globale come statunitense, a conti fatti San Nicola, o Babbo Natale, o Santa Claus che dir si voglia, abbia origini ben più affascinanti di quelle che tutti noi conosciamo e ripetiamo un anno dopo l'altro.

Lo zampino dei vichinghi

Ebbene sì: Babbo Natale presiedeva al tavolo degli dèi germanici, banchettando e brindando con i conosciutissimi Thor e Loki. La sua identità? Nientemeno che il capo indiscusso di queste divinità leggendarie. Sono molte, infatti, le leggende che associano il buon vecchio barbuto alla figura del Re Odino, conosciuto in germanico come "sacro stregone", "protettore dei guerrieri", "conoscitore di rune".

Secondo la leggenda più nota, il re-stregone usava viaggiare e andare in battaglia usando il suo Sleipnir, un mitologico cavallo alato. In particolare, Odino amava organizzare battute di caccia durante il solstizio invernale, inseguendo gli animali del bosco a cavallo del suo destriero.

Una volta terminata la caccia, sovrano e animale, allo stremo delle loro forze, banchettavano ognuno a modo proprio.

Per sfamare il suo cavallo alato, Odino chiedeva ai bambini del villaggio circostante di lasciare carote, zucchero o fieno alla porta, e una volta che Sleipnir si fosse nutrito di quelle offerte, il re in cambio avrebbe lasciato sulla soglia di casa regali e dolciumi.

Inutile dire quali ispirazioni abbia offerto all'attuale storia di Babbo Natale: l'idea di un quadrupede alato e di un vecchio barbuto che lascia doni ai bambini in cambio di cibo.

L'entrata in scena del cristianesimo

Ci spostiamo di alcuni secoli in avanti rispetto alla leggenda di Odino e Sleipnir, per giungere al 1500 circa, periodo in cui le riforme protestanti si diffusero in quasi tutta Europa.

La leggenda più affermata, in quell'epoca, era quella a noi pervenuta di San Nicola: considerato il santo protettore dei bambini per antonomasia, il suo ruolo era da rivedere per via del rifiuto di celebrare i santi da parte del protestantesimo.

A chi, allora, affidare il ruolo di portatore di doni ai bambini? Il primo nome che balzò alla testa fu quello di Gesù Bambino, ben presto scartato per la chiara eresia di rendere il figlio di Dio un semplice dispensatore di regali attraverso i comignoli delle case. Si cominciò, allora, a passare in rassegna la lista delle divinità pagane: ad accaparrarsi il trofeo di "novello Babbo Natale" fu inizialmente il culto dei Krampus.

I Krampus erano esseri antropomorfi con la testa di una capra, chiaro riferimento al demonio nel cristianesimo, che si aggiravano per i villaggi punendo i bambini cattivi.

La leggenda si rifà a dei fenomeni realmente documentati, in cui - nelle zone circostanti la Svizzera, il Tirolo e l'Alto Adige - alcuni giovani si travestivano da caproni o altre entità demoniache, per terrorizzare i paesani e derubarli delle loro provviste.

Tra le figure più associate al mito dei Krampus prese piede, nel corso dei secoli, il mito di un uomo barbuto che nacque prima come punitore dei bambini attraverso l'uso della frusta, poi di portatore di doni in grado di tenere a bada i terrificanti Krampus. Il nome di questa figura era Ru-Klaus (Nicola il Rozzo), chiaro riferimento a san Nicola. Col trascorrere del tempo gli fu associato un abito rosso (per richiamare la tonaca dei vescovi) e, più avanti, riprendendo il mito di Odino, gli fu data una slitta trainata da animali volanti. Il resto, come si suol dire, è storia.