Da secoli l'onere principale della traduzione nella comunicazione uomo - cane è toccato al cane; ovvero in qualche modo Fido cercava di capire cosa volessimo da lui. Per fortuna poi, santo Konrad Lorenz, l'uomo è sceso di un gradino ed ha cominciato ad osservare, capire ed interpretare il linguaggio del cane. Errore molto comune era quello di antropomorfizzare alcuni comportamenti canini e felini: "Il mio cane mi fa i dispetti! Quando lo lascio da solo a casa mi distrugge i cuscini del divano, poi infatti quando torno lui si sente in colpa".

Gli animali vivono principalmente il presente e quindi quello che noi percepiamo come dispetto, in realtà è un'espressione di disagio momentaneo (il cane che soffre di ansia da separazione, un disturbo dell'attaccamento) che l'animale compensa o cerca di alleviare con determinate azioni (distruggere i cuscini) per rasserenare se stesso e non certo per recarci deliberatamente dispiacere come la definizione di dispetto vuole.

Uno studio dell'Università di Parma ha indagato invece, se un'altra emozione tipicamente umana avesse un riscontro anche nel cane: la gelosia.

Lo studio in breve

Nello studio sono stati inclusi 36 cani adulti con rispettivi proprietari. Il set era una stanza con all'interno tre oggetti:

  • un cane finto simile ad un Fox Terrier
  • un pupazzo morbido a forma di sacco con due occhi cuciti
  • un libro (stimolo di controllo di natura non sociale)

Il proprietario ed una persona estranea dovevano prestare attenzione per un periodo prefissato di tempo a tutti e tre gli oggetti, ignorando invece il cane che era libero di girare per la stanza. Nella fase successiva, l'estraneo entrava a turno con uno dei tre oggetti in mano, doveva conversare dell'oggetto con il proprietario e poi passarglielo perché lui lo tenesse in grembo.

Nella terza fase l'estraneo entrava con l'oggetto in mano, lo passava subito al proprietario che poi dopo poco tempo lo ripassava all'estraneo perché questa volta lo tenesse lui in grembo.

Sono stati analizzati i comportamenti dei cani in seguito alle interazioni e dai dati è emerso che la maggior parte di essi era rivolta all'oggetto cane finto, maggiormente quando in mano al proprietario ma comunque anche in mano all'estraneo era l'oggetto che suscitava il maggior numero di reazioni da parte dei cani.

Al secondo posto il pupazzo ed ultimo il libro.

I cani erano dunque gelosi del cane finto?

Uno studio simile era già stato condotto da Harris e Prouvost nel 2014 sia sui cani che sui bambini molto piccoli e gli autori avevano concluso che esisteva una forma di proto-gelosia in entrambi. Lo studio di Parma dà invece un'interpretazione diversa supportata dai dati raccolti: esistono differenze significative nel confronto tra il cane finto rispetto al libro ma non in quello del cane finto rispetto al pupazzo.

La gelosia, per definizione è una rivalità relazionale rispetto ad una figura affettiva importante e, sempre secondo le conclusioni dello studio dell'Università di Parma " essendo il pupazzo una forma amorfa non può essere considerato un rivale sociale e di conseguenza l’attenzione riservatagli non può essere considerata una manifestazione di gelosia". Piuttosto l'interesse da parte dei cani è legato alla natura dell'oggetto: cani che vivono in famiglia sono, in genere, abituati ad essere ignorati quando il proprietario legge un libro mentre sono abituati a giocare con pupazzi o peluches di animali. Cane finto e pupazzo erano comunque gli oggetti di maggiore interesse anche in mano all'estraneo, dato che porta gli autori a concludere che no, i cani non erano gelosi del cane finto ma piuttosto attirati da una possibilità di gioco e novità.