Chi da piccola non ha mai giocato a fare la mamma con le proprie bambole? Tutte, scommetto.
Ci divertivamo a ricreare inconsapevolmente il ruolo che la nostra mamma aveva con noi. Volevamo fare come lei, assomigliare a lei, e svolgere tutto ciò che faceva. La nostra mamma era il nostro idolo.
La bambola, quindi, rappresenta il giocattolo per eccellenza per una bambina, e la società, col tempo, ha cercato di produrre modelli sempre più simili al reale. Sbrodolina e Cicciobello erano i più richiesti, ma fu Bebi Mia a segnare una nuova svolta nella produzione di bambole.
Parlava, si addormentava, riproduceva versi, si svegliava e tanto altro. Tutte le bambine la desideravano e nel mio scatolone dei ricordi, lei vive ancora.
Essere mamme della nostra bambola era un gioco puro, innocente e di una dolcezza unica.
L'epoca delle Reborn
Pochi anni fa però sono state messe in commercio le reborn. Le reborn sono bambole lavorate artigianalmente che rappresentano in modo realistico un vero e proprio bambino. Capelli, viso, espressioni, tutto è studiato per rendere la bambola quanto più vicina al reale. Il loro prezzo è abbastanza alto e cambia a seconda dei materiali e delle richieste. Sì perché la produzione delle reborn permette a chi decide di acquistare, di realizzare il bambino dei propri sogni.
Si possono scegliere materiali, espressioni, colore dei capelli, degli occhi, età e genere. Un vero e proprio figlio costruito. Non nasce come un giocattolo per bambini, in quanto viene vietata la vendita ai minori di 14 anni, ma come un gioco per adulti. Il loro successo non è immediato, ma inizia a farsi spazio tra le donne.
Molte le acquistano per bellezza in sostituzione alle classiche bambole di porcellana sui letti o sui mobili delle camerette. Altre le acquistano per una collezione personale. L'epoca delle reborn, quindi, inizia a farsi spazio.
Ragazze e donne, iniziano ad acquistare la loro reborn, ma non solo per bellezza, anche per un gioco personale, per riportare anche alla memoria quei momenti felici da bambina.
Ma la fantasia, ben presto, supera la realtà.
Quando il gioco diventa problematico
Al giorno d'oggi assistiamo ad un fenomeno che non era previsto. Alcune donne, amanti delle reborn, iniziano a trattare questo giocattolo come un vero e proprio figlio. Ciò significa che nel mondo esistono donne che con la loro reborn vanno a spasso, comprano corredino, trio, cameretta e si confrontano anche con altre mamme entrando così in quel ruolo tanto desiderato ma non reale.
Il problema nasce proprio a questo punto, quando una donna, in possesso del suo bambino finto, non riesce più a distinguere il gioco di ruolo dalla realtà vera e propria. Non è un fenomeno molto lontano da noi e nemmeno così raro. Su Facebook esistono gruppi di confronto e conforto tra coloro che si considerano mamme di bambini speciali.
Nessuno può giudicare ovviamente ciò che è giusto o sbagliato in questo caso, e nemmeno si può puntare il dito verso le decisioni altrui, ma è importante per la salute e il benessere psicologico della donna che acquista una reborn essere consapevole della distinzione che c'è tra finzione e realtà cercando di non trasformare un gioco in qualcosa di troppo reale.
Molte ritengono che queste bambole stiano diventando un pericolo per alcune donne.
Perché si sceglie di avere una reborn invece di un bambino reale? Questo è tutto da scoprire.
Si ipotizza che le donne che decidono di acquistare una reborn e trattarla come un vero e proprio figlio, lo facciano per due motivi:
perché non possono essere madri reali per una serie di motivi e quindi cercano di svolgere quel ruolo ugualmente, nonostante tutto;
perché vogliono essere madri, ma non avere la responsabilità di un figlio vero. Un figlio vero comporta obblighi, spese, responsabilità, e un impegno h24. Una bambola è l'ideale per svolgere il ruolo di madre senza preoccuparsi troppo.
Ogni donna può scegliere ciò che è meglio per se stessa e la propria vita. Si può essere madri in tanti modi: con i propri nipotini, con i figli degli altri, con una reborn. L'importante è saper ben distinguere la realtà dalla fantasia.