Il 73% delle microimprese italiane prevede nel 2012 una diminuzione del fatturato rispetto all’anno precedente, con punte del 78% per le aziende che operano nel settore dei servizi. Il dato, preoccupante, emerge da un’indagine svolta da Comitas (Coordinamento delle piccole e micro imprese) svolta su un campione di 1.400 microimprese rappresentative dei vari settori economici. Lo studio ha preso in esame previsioni di fatturato, investimenti, occupazione e motivi di criticità alla base del pessimismo che sembra regnare nel mondo imprenditoriale.

Le piccole imprese del Nord e del Centro appaiono più pessimiste rispetto a quelle del Sud, dove la situazione è migliore grazie alla minor invadenza delle grandi aziende. Per quanto riguarda gli investimenti, si preannunciano stabili nel 2012 e più alti nel settore manifatturiero. Per il 2013, invece, la carenza di credito da parte delle banche porterà ad una riduzione (tra il 20 e il 24%) degli investimenti da parte delle piccole e micro imprese.

Ma è l’occupazione la vera nota dolente per le aziende italiane. La microimpresa sta esaurendo infatti la sua capacità, fino ad oggi confermata, di creare occupazione assorbendo quella espulsa dalla grande impresa: per il 2013 la tendenza sarà negativa per il 55% del campione.

Capitolo competitività: una attenta selezione dei costi operata dalle aziende nel 2012 ha compensato in parte la riduzione dei margini imposti dalla richiesta di prezzi competitivi e dalla minore capacità di spesa delle famiglie. Le microimprese mostrano invece preoccupazione per il 2013, dovuta alla riduzione degli investimenti nel lungo periodo, che produrrà una ulteriore riduzione della competitività, dovuta anche alla mancanza di agevolazioni strutturali.