Una voce originale, però, è apparsa su Mauldin Economic, un blog di economisti indipendenti di grande levatura: “It may be time to say Auf Wiedersehen” di Anatole Kaletsky. L’economista propone l’uscita della Germania dall’euro.

Le difficoltà dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) hanno svelato la contraddizione dell’euro: non può esiste una valuta unica senza un’unione politica e fiscale che, all’occorrenza, preveda la mutualizzazione e la monetizzazione del debito. Fumo negli occhi per la Germania.

Proprio la Germania, come saprete, è il paese più “ostico” per la risoluzione della crisi: spinge i paesi deboli verso politiche di austerità e tagli lineari, si oppone alla mutualizzazione del debito degli Stati e delle banche, rifugge il “quantitative easing” (immissione di liquidità da parte della Banca centrale) e si oppone alla svalutazione dell’euro contro dollaro, con evidenti conseguenze sulla competitività dei prodotti dell’area euro.

Kaletsky ipotizza un aut-aut: un ammorbidimento delle posizioni tedesche oppure una richiesta formale e diplomatica alla Germania di fare un passo indietro laddove non sia richiesta l’unanimità, cioè nella sede del consiglio della BCE. Di fronte ad una simile proposta probabilmente la Germania deciderebbe di salutare i compagni di viaggio e tornare al marco, valuta che si apprezzerebbe velocemente.

Secondo l’economista a questo punto si verificherebbero due conseguenze immediate:

  • Le banche e le assicurazioni tedesche registrerebbero enormi perdite per lo squilibrio tra gli attivi denominati in euro e i passivi in marchi
  • Il governo tedesco sarebbe costretto a intervenire per ricapitalizzare le banche, operazione possibile in quanto il Paese sarebbe libero dal carico del debito del resto d’ Europa

 

Questo scenario sarebbe, a conti fatti, uno shock meno doloroso di quello che avverrebbe con l’uscita di paesi più deboli come Grecia o Spagna.

Quali sarebbero i vantaggi?

Secondo Kaletsky con la Germania fuori dall’euro:

  • La valuta comune si svaluterebbe fino ad un livello più accettabile per i Paesi rimasti
  • Aumenterebbe la competitività delle merci europee a sfavore di quelle scambiate in dollaro, yen e renminbi
  • Senza più il veto germanico la BCE procederebbe all’acquisto di titoli di stato senza limiti, esattamente come fa la Fed in USA. La maggior inflazione alleggerirebbe il peso dal debito
  • Ci sarebbe un effetto “bullish” per tutte le asset class attualmente più rischiose (eccetto le banche e le esportazioni tedesche)

 

Sul Blog si è acceso un dibattito e moltissimi interventi erano critici, sostenendo che l’euro può avere un senso solo nella sua integrità. Anche noi di Advise Only riteniamo che l’euro per salvarsi debba migliorarsi non, quindi, perdere pezzi per strada. Bisogna uscire dell’impasse con più unione e qualcosa, ultimamente, sembra muoversi nella giusta direzione.