Secondo uno studio di Cribis D&B, una società di servizi di informazioni per imprese e banche, nei primi nove mesi del 2012 sono fallite 8718 imprese italiane, mediamente 35 al giorno. Dal gennaio 2009 sono fallite 41.556 imprese a causa della crisi economica. Il 77% è costituito da società di capitali, il 12% da società di persone e l'11% da ditte individuali. Questo fenomeno ha interessato tutta l' Italia. I settori principali sono quello dell'edilizia, immobiliare, commercio all'ingrosso, servizi commerciali, commercio al dettaglio di abbigliamento e accessori, alimentari, bar, ristoranti e alberghi.
Secondo l'indagine dell'osservatorio sulle crisi d'impresa di Cerved Group si sta raggiungendo un livello impressionante di uscita volontaria dal mercato di imprese sane, ben capitalizzate, affidabili e meglio strutturate, pari a circa 200 al giorno. Si tratta di imprese di costruzione, terziario e manifatturiero. Dai dati presentati dalla Banca d'Italia, nel sondaggio congiunturale, una impresa su tre prevede di cessare l'attività entro il 2012. Circa il 30% delle aziende chiuderà in perdita. Il 52% delle imprese ha dichiarato una diminuzione degli utili .
L'indagine dell'Istat rileva che ci sono più di un milione di disoccupati under 35 e il rischio di povertà sale al 29,9%, le famiglie in condizioni di povertà sono 2 milioni 782 mila, il 13,6% della popolazione italiana.
La Banca Centrale Europea stima un ulteriore aggravamento della situazione economica nell'Eurozona, quindi un aumento della disoccupazione, poiché prevede che vi sarà una debole attività economica nel 2013 con rischi al ribasso e lenta ripresa a causa dell'incertezza che ostacola gli investimenti, i crediti e i consumi. L' Ocse stima una contrazione economica dell'Italia nel 2013 con un ribasso del Pil dello 0,1%, paventando il rischio di una nuova manovra finanziaria nel 2014.
Il debito pubblico italiano ha raggiunto i 2.014 miliardi di euro, mentre il prodotto interno lordo italiano è sceso, secondo le stime del Fondo monetario internazionale e dell'Ocse ad un livello simile a quello del 2001, salendo al 126% il rapporto tra il debito pubblico e il Pil italiano.
Per ripristinare una condizione di stabilità economica è necessario sostituire il modello economico attuale basato sulla competizione e la ricerca del profitto fini a se stessi con un nuovo modello economico basato sulla cooperazione-collaborazione competitiva tra le piccole e medie imprese, e una fortificazione delle interazioni tra le imprese, le istituzioni e le famiglie.
Imprese, istituzioni e famiglie sono i soggetti economici dell'attività economica (produzione, consumo, scambio, investimento), rappresentano gli “organi” del “corpo economico”, come un essere vivente. Tutti gli organi, piccoli e grandi, devono essere funzionanti, sani per consentire al corpo di svolgere le sue attività. L' Italia è un corpo costituito da aziende, istituzioni e famiglie. L' attività economica del Paese può essere svolta correttamente solo se aziende, istituzioni e famiglie collaborano tra di loro e vivono in buone condizioni.
I soggetti economici devono creare un “fondo salva imprese e famiglie”, attraverso un accordo nazionale tra tutte le imprese italiane, famiglie e istituzioni, da utilizzare solo per aiutare i soggetti in difficoltà, finanziando imprese per investimenti, ristrutturazione del debito, sostenere l' attivo circolante; aiutando le famiglie che versano in condizioni di povertà; finanziando istituti professionali gratuiti; finanziando piani strategici sinergici tra le imprese e le istituzioni in campo tecnologico ambientale (ecosostenibilità), agroalimentare, energetico da fonti rinnovabili, trasporti e edilizia.
La collaborazione tra i soggetti economici consentirà di dare fiducia alle banche, ai mercati finanziari, agli investitori, consentendo un elevato sviluppo economico in modo da aumentare l'occupazione lavorativa, ridurre tasse, il debito pubblico, l'inflazione, lo spread, aumentare il Pil, e il benessere collettivo. Si auspica che un tale modello economico venga considerato nell'intera Eurozona e su scala mondiale.