L’idea relativa alla creazione e alla nascita e se vogliamo al debutto di una moneta unica europea non è cosa che appartiene al nostro secolo e nemmeno al precedente. Addirittura nel 1865 Napoleone III (nipote del Bonaparte), anche lui imperatore dei francesi, ebbe la pretesa di convocare a Parigi una conferenza per dare vita alla cosiddetta Unione Monetaria Latina.

Quattro paesi firmatari: Francia, Italia, Belgio e Svizzera cui poi si aggiunse anche la Grecia e in seguito territori sotto lo statuto coloniale come Congo, Porto Rico, Eritrea, Isole Comore e Tunisia, diedero vita ad un trattato che prevedeva l’allargamento dei confini per la libera circolazione del danaro che a quel tempo suonava le note del tintinnio dell’oro e dell’argento.

L’accordo entrato in vigore il 1° agosto del 1866  vide poi l’adesione anche di Spagna, Romania, Austria, Bulgaria, Serbia e altri Stati minori per un totale di 32 partecipanti. Come è avvenuto anche nella contemporaneità, gli inglesi  non aderirono a quello che voleva sembrare una sfida dei francesi alla loro egemonia economica e finanziaria e pur inseguendo un piano alternativo fatto di un’alleanza con gli Stati Uniti, evidenziarono come la libera circolazione delle monete all’interno dell’Unione avrebbe messo a rischio la stabilità degli stessi stati partecipanti.

Con tutte le difficoltà storiche l’accordo superò le varie crisi, i conflitti tra stati e addirittura la veemenza della prima guerra mondiale e resistette sino al 1° gennaio del 1927 anno in cui la Convenzione di Parigi venne definitivamente soppressa.

Se la storia è maestra di vita la domanda che ci poniamo è la seguente: “riuscirà il nostro Euro a sopravvivere alle bufere che lo hanno investito senza creare ulteriori danni alle tasche di chi deve utilizzarlo nella vita di tutti i giorni?”.

Nouriel Roubini e Arnab Das, due economisti di nascita e cultura statunitense al tempo della nascita dell’Euro ebbero a presagire che nell’assenza di una unità politica europea  basata anche su una convergenza fiscale oltre che geografica, difficilmente la moneta avrebbe avuto vita facile.

La profezia di per se si sta già avverando anche in considerazione della semplice constatazione che nessuna delle misure necessarie al consolidamento della moneta unica sono state sino ad oggi nemmeno ipotizzate.

Dunque appare evidente come per non far naufragare questa valuta bisogna aiutare a tutti i costi i paesi in difficoltà e successivamente, anche gradualmente portare al completamento l’unificazione politica degli stati europei.

Profetiche appaiono ancora oggi le parole scritte da Albert Janssen (1911) futuro ministro delle Finanze del Belgio il quale ebbe a ricordare che “ … il regime monetario deve essere nazionale e deve essere regolato dalla legge di uno Stato Indipendente. L’unione politica deve precedere la comunità monetaria”. Ad un secolo di distanza forse siamo ancora in tempo ad applicare in extremis la lezione che ci indica la Storia, “magistra vitae”.