Le Elezioni politiche del 24 e 25 febbraio portano in Parlamento alcune conferme, ma anche tante novità ed alcuni esclusi d'eccellenza: personalità di spicco della scena politica italiana che oggi rimangono fuori dai giochi. Primo tra tutti si evidenzia Gianfranco Fini: l'ex leader di Alleanza Nazionale, ex presidente uscente della Camera, non ce la fa. Il suo partito Futuro e Libertà, ottiene solo il 0,46% alla Camera. Un insuccesso che trascina fuori dalle aule della politica anche Italo Bocchino e l'avvocato Giulia Bongiorno. 

Altro escluso illustre è Antonio Di Pietro, che quest'anno aveva deciso di lasciare in ombra la sua "Italia dei Valori" per correre con la "Rivoluzione Civile" di Antonio Ingroia.

Risultato: circa l'1,8% di voti al Senato e il 2,2% alla Camera, vale a dire nessun rappresentante in Parlamento. Con loro falliscono anche i leader della sinistra estrema: Oliviero Diliberto del Partito dei comunisti italiani, Paolo Ferrero di Rifondazione comunista, Angelo Bonelli dei Verdi.

Fuori anche Oscar Giannino con la sua lista "Fare per Fermare il declino", che si ferma intorno all'1% (con lievi differenze tra Camera e Senato): un risultato incerto fino a pochi giorni prima del voto ma senza dubbio influenzato fortemente dallo scandalo curriculum falso che lo ha travolto. Un'esclusa eccellente anche tra le file del "vincente" Pd: è Anna Paola Concia, che non è riuscita ad arrivare al Senato in Abruzzo.

Fuori poi Franco Marini, ex presidente del Senato, ex segretario della Cisl, riconosciuto tra i fondatori del Partito Democratico.

L'elenco si conclude con Marco Pannella ed Emma Bonino: la loro lista "Amnistia Giustizia Libertà" ottiene appena lo 0,2% sia alla Camera che al Senato. I ripescati? Sembravano fuori dal Parlamento e invece sono stati riportati all'interno Paola Binetti, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione.