La questione del rimborso Iva sulla Tia, la tariffa di igiene ambientale, è ancora irrisolta e per ora i contribuenti rimangono a bocca asciutta.

Rimborso Iva Tia

La Corte costituzionale già nel 2009 aveva dichiarato che l'Iva sulla Tia fosse illegittima, aprendo così alla facoltà per tutti i contribuenti residenti nei comuni che applicano la Tia ( perchè è bene ricordarlo alcuni sono rimasti alla tarsu, la tassa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e altri sono invece passati alla Tia, Tia 1 o Ti2), di poter legittimamente avanzare richieste di rimborso dell'Iva pagata indebitamente sulle bollette della spazzatura per dieci anni.

Una cifra in alcuni casi notevole, ma per molto tempo queste richieste sono cadute nel vuoto.

In seguito è intervenuta sulla medesima questione anche la Corte di Cassazione che ha confermato l'orientamento tenuto dalla Consulta, stabilendo quindi che l'Iva sulla Tia fosse illegittima e andasse rimborsata. Ebbene, i contribuenti a volte difesi dalle associazioni dei consumatori si sono così armati di pazienza nel compilare tutti i moduli per chiedere la restituzione dell'Iva pagata ai comuni e a trovare le ricevute del bollettini pagati sulla tassa rifiuti degli ultimi 10 anni. Purtroppo non c'è stato nulla da fare: le richieste di rimborso sono cadute nel vuoto.

Dal canto suo il Governo ha risolto la questione facendo perdere tempo, aspettando quindi che arrivasse il 1 gennaio 2013 per l'entrata in vigore della nuova tassa sui rifiuti e servizi comunali, la Tares, che va a sostituire non solo la Tarsu, ma anche la Tia. Così la questione del rimborso va a benedirsi. I giudici hanno sentenziato il diritto dei contribuenti, ma il Governo non ha eseguito queste sentenze. E se lo fanno i cittadini?