E così la sera del 19 marzo il parlamento di Cipro boccia il piano di salvataggio concordato con l'Eurogruppo, che prevede a garanzia un prelievo forzoso straordinario sui depositi bancari, per un totale di 5,8 miliardi di euro.

Contro il piano hanno votato 36 deputati e 19 sono stati gli astenuti. Un "no" secco verso quello che viene definito un ricatto. Nicosia non si lascia spaventare dalle minacce della Germania che afferma che, se ci saranno ritardi o addirittura una bocciatura delle condizioni poste, non ci sarà nessun programma di aiuto.

Cipro è attualmente il quinto paese a chiedere un aiuto alla zona euro per evitare il default, ma il governo non accetta la razzia dei depositi bancari, che prevede un prelievo del 6,75% per i depositi inferiori a 100.000 euro e del 9,9% per quelli superiori. Se tuttavia Nicosia non riuscirà a raccogliere i 5,8 miliardi di euro, il prestito da 10 miliardi non verrà sbloccato.

Come prevedibile si genera il caos. I ciprioti corrono agli sportelli per prelevare tutto il denaro disponibile prima che intervenga lo Stato. E le tensioni aumentano quando la Gran Bretagna congela i pagamenti dei pensionati britannici che vivono a Cipro per evitare che subiscano il prelievo forzoso, poi invia un aereo con a bordo un milione di euro in contanti  da destinare ai soldati britannici presenti sull'isola.

 

Chiudono in rosso tutte le Borse europee che risentono, tra l'altro, delle voci che prospettavano una possibile uscita di Cipro dall'euro, in caso di bocciatura del pacchetto, ipotesi poi nettamente smentita.

La misura del prelievo forzoso riporta indietro la memoria dell'Italia al 1992, quando il governo di Giuliano Amato in un blitz notturno decise di prelevare il sei per mille dai conti correnti degli italiani.