La disoccupazione in Italia continua ad aumentare e sempre più neo-diplomati e laureati si ritrovano precari o senza lavoro; la situazione, ormai da anni, sembra destinata a non cambiare e tutti sperano che il Paese ritrovi la serenità di un tempo, permettendo a tutti di trovare un lavoro. Sembrerebbe, però, che attualmente la meritocrazia non venga più calcolata, anzi chi ha faticato tanto per ottenere un titolo di studi elevato, magari per svolgere il lavoro dei suoi sogni, si ritrova maggiormente penalizzato.

Il ministro Giovannini, infatti, ha attuato un Decreto lavoro che offre incentivi pari a 650 euro per tutte quelle aziende che assumeranno giovani fino a 29 anni; fin qui la proposta sembrerebbe essere ottima, se non fosse per il fatto che esiste un limite e ciò che il requisito fondamentale dev'essere quello di non possedere un diploma di studi superiori. 

Sicuramente il disegno di legge è stato creato per favorire coloro che si trovano in situazioni disagiate e svantaggiate, ma a questo punto c'è da chiedersi se la meritocrazia valga ancora a qualcosa.

Il chiaro messaggio che sta passando è che investire tempo e denaro negli studi sia inutile, se non addirittura dannoso.

Sembra assurdo, ma è sempre più frequente la pratica dei dottori di omettere dal proprio curriculum vitae di possedere una laurea, una specializzazione o un master: il tutto per venire assunti più facilmente, poiché invece di essere agevolati nel trovare un posto di lavoro, si ritrovano ad avere titoli "dannosi". A parte coloro che non posseggono un diploma e quindi si troveranno in una situazione vantaggiosa, a quanti potrà sembrare giusta questa situazione?