Com'è ormai noto, la recentelegalizzazione della marijuana per scopi ricreativi in dueStati USA, Colorado e Washington, ha riacceso anche in Italial'eterno dibattito sul suo consumo, una dialettica che per ovvieragioni vede contrapposte posizioni favorevoli alla sualegalizzazione ed altre che invece tengono ferme le proprie ideeconservatrici e più reazionarie.

Dopo infatti l'apertura del primogennaio a Denver dei primi coffee shop, locali nei quali è possibile acquistare marijuana legalmente econsumarla senza incorrere in rischi per la salute, non essendo statatrattata da pesticidi e da altre sostanze nocive che invecesono presenti nel commercio illegale della mafia internazionale,anche in Italia, grazie alla proposta del leghista Fava e alle parolepronunciate da SEL, si è iniziato a discutere sulla convenienza omeno di una possibile sua legalizzazione.

Un tema questomolto complesso, non fosse che abbonda ancora di retaggi ideologiciche in quanto tale non permettono a chi lo osserva una realistaindagine del fenomeno di massa che ruota intorno al suo consumo, perrestare invece miope difronte alle tante opportunità che da un talecommercio ne derivano, prestando così il fianco, non so seconsapevolmente o meno, al commercio illegale delle mafie, coninevitabili ricadute negative poi anche nella salute del consumatore.

Infatti, liberandosi dei fantasmi delle ideologie, ci si è maichiesti quali sarebbero i vantaggi economici che da un tale commercio potrebbero derivarne? Senza tener conto ora anche dei vantaggi in terminidi salute del consumatore, relativamente all'indotto che potrebbederivarne, una risposta ci viene offerta indirettamente da un vecchiostudio dell'Università di Roma La Sapienza svoltosi nel 2009,che provò a quantificare la spesa pubblica che ogni annoviene impiegata per contrastare il consumo delle cd.

drogheleggere; ebbene, solo nel periodo compreso tra il 2000 e il 2005,quando ancora non era in essere l'applicazione giuridica della notalegge Fini-Giovanardi, varata nel 2006 e che, come moltisapranno, equipara il consumo della cannabis a quello delle altredroghe pesanti quali sono cocaina, eroina o altre droghe sintetiche,è emerso che la spesa dello Stato per combattere la diffusione delledroghe è stata pari alla 'mostruosa' cifra di 13 miliardi di eurol'anno.

A questa somma naturalmente vanno poi aggiunte le spese chesono state poi impiegate negli oltre 250mila processi, le 140milaindagini e le oltre 130mila condanne; nello stesso periodo, infatti,anche il numero dei detenuti nelle carceri è cresciuto del38%, incrementando ulteriormente la spesa pubblica.

Sotto questaprospettiva, quindi, non è poi così difficile dedurre quanto grandesarebbe il risparmio, sopratutto in tempi come questi caratterizzatidalla stagnazione della crisi, che dalla legalizzazione delle drogheleggere ne potrebbe derivare.

Ma non solo: ciò che è stato appenadescritto rappresenta infatti le sole convenienze in termini dirisparmio della spesa, ma a queste va poi aggiunto l'effettivo e piùconcreto business che da un tale commercio scaturisce: sistima infatti che la legalizzazione della cannabis nel solo Stato delColorado abbia generato in soli pochi giorni un giro d'affari paria 60 milioni di euro, che ovviamente poi ricade un po' in tutti iservizi, da quelli alberghieri, a quello dei trasporti locali, dairistoranti, ecc.

Senza poi contare gli enormi vantaggi economici perle casse dello Stato se al consumo delle droghe leggere venisseapplicato un regime fiscale analogo a quello oggi in essere nelmercato del tabacco, che com'è noto, ha un'aliquota del 75%, dunqueuna tassazione non certamente leggera.

Ebbene imponendo un'aliquotadel 75% sui prezzi al consumo legale della marijuana, si stima chel'erario italiano potrebbe riscuotere ogni anno una sommapari a 47 miliardi di euro, di cui 32 miliardi solo dall'impostasulla vendita di cannabis. In pratica l'equivalente della spesapubblica che dal prossimo anno sarà impiegata per rispettare gliaccordi internazionali previsti dal cd. Fiscal Compact. Insomma,sotto sotto questa luce, è lecito chiedersi perchè aspettare.