La Toyota ha deciso di sospendere la produzione in India a causa delle proteste e delle agitazioni dei lavoratori che, nell'ultimo periodo, erano spesso sfociate in vere e proprie ribellioni nei confronti dei dirigenti. Da circa dieci mesi, la dirigenza della casa automobilistica giapponese, fondata nel 1933, sta portando avanti una trattativa con i lavoratori in agitazione. Gli operai vogliono maggiori garanzie su carichi di lavoro e stipendi, ma finora la situazione non si è sbloccata.

Anzi, essendo degenerata la protesta dei dipendenti, i piani alti della multinazionale nipponica hanno deciso di chiudere momentaneamente le due fabbriche presenti in India. Secondo la Toyota, infatti, negli ultimi tempi le agitazioni dei dipendenti erano degenerate in una vera e propria sommossa, con minacce e aggressioni ai dirigenti. L'azienda fa sapere che non sono stati registrati feriti durante le agitazioni, ma per precauzione, nella giornata di domenica 16 marzo si è deciso di chiudere la produzione in India. La sospensione dell'attività è ufficialmente partita lunedì 17 marzo 2014.

La Toyota, in India, conta due fabbriche nel sud-est del Paese, precisamente nello Stato di Karnataka, a Bangalore. In entrambe le industrie sono impiegate 6.400 persone che producono circa 3.000 automobili all'anno. Al momento del comunicato ufficiale che ha sancito la chiusura dell'attività produttiva, la casa automobilistica giapponese ha anche ribadito che l'obiettivo è quello di portare avanti le trattative con i lavoratori, per arrivare ad un accordo che accontenti tutte le parti e che faccia ripartire al più presto la produzione in India.