Continuano ad essere tesi i rapporti tra Russia ed Ucraina sul problema del gas, e chi rischia di farne le spese sono i paesi dell'Unione Europea. E' infatti scaduto questa mattina l'ultimatum di Mosca a Kiev sul pagamento dei debiti di quest'ultima (circa 2 miliardi di dollari) per forniture di gas degli anni precedenti. I due paesi continuano a lanciarsi accuse reciproche, e Gazprom, il gigante russo del gas, ha minacciato di chiudere i rubinetti dei suoi gasdotti. Il problema per noi europei è che circa il 15% del gas che consumiamo passa su territorio ucraino, e già nel 2006 e nel 2009 abbiamo avuto problemi di approvigionamento per colpa dei contrasti tra Mosca e Kiev.

Purtroppo i rapporti tra i due paesi sono pessimi, per colpa della secessione della Crimea e della lotta dei separatisti filo-russi. Ad aggravare la situazione, sabato notte i ribelli filorussi hanno abbattuto un aereo uccidendo 49 militari ucraini, mentre per protesta la folla inferocita ha attaccato l'ambasciata russa a Kiev, e la polizia non e' riuscita a garantirne l'incolumità. La sede diplomatica e' stata colpita da sassi e da una molotov che ha causato un incendio, per fortuna poi domato dai pompieri. I rapporti tra i due paesi dell'ex Unione Sovietica sono molto tesi, e non si vede come si possa giungere ad un accordo in tempi brevi.

I politici delle due nazioni si scambiano insulti al vetriolo via twitter, mentre l'azione di monito di USA ed Unione Europea sembra non sortire nessun effetto.

Per fortuna in estate i consumi di gas sono al minimo, e quindi una eventuale diminuzione di fornitura non sarebbe un problema, almeno fino al prossimo autunno, quando i consumi di gas cominceranno ad aumentare. L'Unione Europea ha quindi tutto il tempo di intraprendere una seria mediazione tra i due paesi, sia relativa al gas, sia soprattutto ai problemi territoriali, e di impedire che la tensione e i focolai di guerra che già sono presenti al confine tra Ucraina e Russia si trasformino in qualcosa di ben più serio. Se l'Europa vuole essere credibile in ambito internazionale deve iniziare ad impostare una seria politica estera. Questa è l'occasione buona.