L'economia italiana giace in una fase di sostanziale stagnazione. Ed è entrata in deflazione ad agosto per la prima volta da oltre 50 anni, cioè dal settembre 1959, quando però l'economia italiana era in forte crescita. Lo precisa l'Istat, ricordando che allora la variazione dei prezzi risultò negativa dell'1,1%. Ci sono dati negativi sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. La deflazione consiste in un calo dei prezzi dovuto a una diminuzione della domanda di beni e servizi. In questi casi si innesca una spirale negativa di un'ulteriore diminuzione dei prezzi.

Cause della deflazione sono varie e dipendono da differenti fattori:

  • Le misure di austerità sono partite in ossequio al cosiddetto fiscal compact (rispetto del vincolo del bilancio). Sotto la spinta della Germania in risposta alla crisi europea i governi hanno messo in atto misure di austerità, quali sistemi di tassazione regressiva e profondi tagli alla spesa per servizi pubblici, in particolare pubblica istruzione, sanità e sicurezza sociale, assistenza a famiglie bisognose. Le misure di austerità potrebbero creare 25 milioni di nuovi poveri entro il 2025. Purtroppo queste misure hanno reso più pesante il debito pubblico. Oggi il debito pubblico è di circa 2.180 miliardi di Euro. In una sola giornata il debito pubblico italiano cresce di circa 130 milioni di Euro. Ogni cittadino italiano ha un debito pro capite di 35.256 Euro.
  • Aumento della produttività. Soluzioni innovative e nuovi processi tecnologici aiutano ad aumentare l'efficienza della produzione che alla fine porta ad abbassare i prezzi. È ciò che sta avvenendo con la massiccia automatizzazione dei processi produttivi. Questo prima si era verificato durante l'ampliamento della rivoluzione industriale.
  • Cambiamento nel mercato dei capitali. Quando diminuisce la valuta, il denaro posseduto sia dalle imprese che dai privati non arriva agli investimenti, e il denaro viene tesaurizzato in quella che è la trappola della liquidità. Questo è ciò che si è verificato durante la Grande Depressione degli anni Trenta. In questo periodo buio della storia il mercato azionario è crollato e i consumatori hanno perso gran parte dei loro risparmi

Conseguenze della deflazione

I principali effetti sono:

  • La contrazione dei prezzi e una stagnazione della domanda. I prezzi al consumo nel mese di agosto sono diminuiti dello 0,1% nei confronti dello stesso mese del 2013. Nel contempo la disoccupazione è aumentata al 12,6%.
  • Riduzione di ricavi delle imprese - Le aziende devono ridurre i prezzi dei loro prodotti allo scopo di rimanere competitivi. Ovviamente, in quanto riducono i prezzi, i ricavi cominciano a cadere.
  • Diminuzione degli investimenti - Il denaro affluisce in misura ridotta agli investimenti essendoci meno denaro in circolazione, il valore del denaro aumenta e i possessori preferiscono tenerlo in contanti.
  • Tagli salariali e licenziamenti - Quando i ricavi incominciano a diminuire le aziende devono ridurre le loro spese riducendo i salari e la forza lavoro. I consumatori hanno perso il lavoro o hanno subìto tagli salariali, per cui devono ridurre le loro spese.
  • Spirale deflazionistica - Essendo la deflazione contrassegnata da mancanza di liquidità, in teoria si dovrebbe contrastare con la riduzione dei tassi di interesse. Ma non è così facile. Infatti in Giappone, dopo 15 anni di deflazione, si è avuto un altro calo dei prezzi (-0.3% annuo). Non sono serviti i tagli delle tasse per favorire la spesa e i tassi di interesse fissati dalla Banca Centrale nipponica allo 0% per favorire la liquidità circolante.

Il Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo) è tra le misure più estreme per favorire la liquidità circolante. È questa la misura decisa dalla Bce sotto la guida di Mario Draghi con il taglio dei tassi della Bce allo 0,05%, che rappresenta il minimo storico.