Finalmente la notizia che l’economia della felicità è stata accolta nel calcolo del prodotto nazionale di un Paese. L’economia della felicità va oltre le più ristrette concezioni che basano la felicità sul reddito e sul benessere puramente economico. Ci sono diverse misure della felicità, che vanno oltre il PIL del Paese e per persona.

Il Bhutan, piccolo paese tibetano, ha sostituito il PNL con il FNL. E così anche lo stato indiano del Madihja Pradesh e il Maryland negli USA. La qualità della vita non dipende dalla ricchezza ma da qualità soggettive che tengono conto delle varie necessità della vita reale.

In genere gli indici della felicità sono un insieme di elementi soggettivi e indici tradizionali.

Il World Happiness Report 2017 dell’Onu, ha misurato il grado di felicità in 156 Paesi, in base a dei parametri da 0 a 10. E ha rilevato che c’è stato un aumento della disuguaglianza di felicità per la maggior parte dei Paesi del mondo nel periodo 2014-2016 rispetto al periodo 2005-2007. In questo Rapporto l’Italia figura al 48° posto nel grado di felicità.

Rapporto tra reddito e welfare

A bassi livelli, la crescita del reddito comporta aumento della felicità. L’aumento del reddito dà alla persona la capacità di acquistare beni e servizi considerati essenziali, cibo, casa, cura della salute, educazione.

In pratica a bassi livello di reddito il rapporto tra reddito e utilità è relativamente forte.

La diseguaglianza dei redditi si traduce in una diminuzione della felicità. Per ridurre la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi ci sarebbe bisogno di una maggiore intensità dell’azione pubblica. In Italia la capacità redistributiva dell’intervento pubblico è tra quelle cresciute meno rimanendo così tra le più basse nei Paesi considerati.

Il fattore lavoro. Non conta quanto il reddito. Ma la soddisfazione che ne trae è importante. Conta il tipo di lavoro e il numero delle ore di lavoro. Elemento negativo per la felicità è l’eccessivo tempo del pendolarismo per andare al lavoro

La disoccupazione è un dato che incide sul grado di felicità secondo i Paesi. L’indice varia dai Paesi più sviluppati (Europa e USA) ai Paesi sub-sahariani e africani, ai Paesi dell’Est e Sud-Est dell’Asia, ai Paesi dell’America latina.

Il lavoratore precario deve tenere sotto controllo i propri desideri e trarre il massimo piacere da gratificazioni minime.

Tempo libero. Il tempo libero in genere è un indice di felicità se viene impiegato in modo intelligente, ma anche per il tempo libero si parla di qualità. Infatti un giovane che ha troppo tempo libero può trovare stimoli della sua vita nella droga o nei giochi. Dipende dalle preferenze individuali. C’è anche chi trae soddisfazione dal lavoro più che dal tempo libero.

Organizzazione familiare. Una famiglia in cui i genitori pongono a sé stessi e ai figli degli obiettivi è più felice. E’ importante il rapporto tra i genitori e i bambini. L’impegno dei genitori e il coinvolgimento con i loro figli (ad es.

nella lettura o nei giochi) ha valore. Le cose peggiori per la salute mentale dei bambini è il comportamento di una madre che è malata di mente. La salute mentale della madre conta più di quella del padre.

Ambiente. Il tipo di residenzialità, bassi livello di Inquinamento possono esercitare un influsso sulla felicità più che i livelli del reddito. Una urbanizzazione che non favorisce i contatti umani diminuisce la felicità, come nel caso di città dormitori della Cina, Harbin, Cheng qing o Guangzhou, dove alcuni abitanti impazziscono per l’isolamento dei grattacieli costruiti in modo esagerato.

Libertà personale. La libertà può rientrare nelle condizioni soggettive del piacere e del desiderio e le persone possono adeguarsi a situazioni di persistente disuguaglianza.

Questo ad esempio si verifica per le persone che per ragioni di malattia o di assistenza sanitaria si trovano in una situazione di limitazione della libertà.

Disuguaglianza dei sessi. Le donne spesso si trovano in una situazione di svantaggio. La disuguaglianza di origine sessuale si ripercuote in India, in molte regioni del mondo (ad esempio nella maggior parte dei paesi della fascia che si estende dall’Asia occidentale alla Cina) in questioni elementari quali la salute e l’alimentazione. La condizione personale di coniugato, convivente o single.

Fattori non economici. La felicità può essere condizionata da fattori individuali e sociali, quali il credo religioso, la fiducia, il rispetto La condizione personale di coniugato, convivente o single.

Fattori della salute mentali quali l’ansia, la depressione e i disordini psichici.

Fattori sociali. Tra i fattori sociali conta la fiducia nel sistema legale, nel parlamento e nei politici. La fiducia in ognuna di queste istituzioni aumenta o diminuisce il grado di soddisfazione di 0,005 in una scala da 0 a 10 La fiducia nella polizia per reprimere i crimini misura 0,8. La corruzione fa diminuire il livello di valutazione di 0,05 punti

In certi casi lo Stato può svolgere la funzione di controllo della felicità. Ad esempio l’aumento della tassa sulle sigarette, considerata una restrizione del consumo, addirittura si traduce in una maggiore felicità dei fumatori, andando a sostituire una scarsità di autocontrollo.

Salute. La possibilità che ci sia un sistema sanitario efficiente capace di curare la salute fisica e mentale. Nel piano della felicità vengono considerati elementi quali l’ansia, la depressione e i disordini psichic

Uno studio del 1964 dell’economista americano Richard Easterlin rilevò che la felicità e il PIL non andavano nella stessa direzione anche se erano in rapporto. Questo è chamato il Paradosso di Easterlin. Le variazioni del PIL pro capite non sono un indice della differenza di benessere tra Paesi. Il benessere delle persone non è dato dal capitale in termini monetari ma da quello che può definirsi capitale sociale, nel quale entrano il sistema educativo, l’organizzazione urbana, il mercato del lavoro e il sistema sanitario.

Il sistema elettorale elemento chiave per rappresentanze elettorali democratiche.

Già Aristotele aveva parlato di eudaimonia, che è formata da due parole, “eu” che è buono e “daimon” che è la capacità di controllo del destino individuale. Se manca questa capacità, o per restrizioni govermative o per mancanza di educazione o benessere, l’individuo piò trovare sostituti nell’esperienza quotidiana, nell’amicizia o nella religione.

Gli Stati Uniti hanno posto come obiettivo politico la felicità nella Dichiarazione di Indipendenza ponendo in rilievo l’importanza delle pari opportunità per i cittadini indipendentemente dai risultati di soddisfazione individuale.